Sulle colline del Monferrato, precisamente a Cella Monte (AL), uno dei 100 borghi più belli d’Italia, dal 2019 si svolge il Jazz:Re:Found, un festival musicale in cui artisti, provenienti da tutto il mondo, si esibiscono regalando quattro giorni di musica.
Quest’anno il festival (2-5 Settembre) ha offerto ai fortunati partecipanti emozioni quasi dimenticate in era covid-19.
It is a beautiful and weird thing
Ha detto Apparat prima del suo concerto, riferendosi alla possibilità data al pubblico e agli artisti di vivere i concerti in maniera più libera di come non sia accaduto negli ultimi due anni.
Di seguito un breve racconto dell’avventura vissuta.
La partenza
Il Jazz:Re:Found festival è un boutique festival, anzi, il suo direttore artistico Denis Longhi lo ha definito ultra-boutique. Questa è l’unica spiegazione in merito alle difficoltà affrontate per raggiungere Cella Monte da coloro che non sono macchina muniti. Nonostante il canale telegram, approntato dagli organizzatori per facilitare il car sharing, molti hanno dovuto fare i conti con l’insufficienza dei mezzi pubblici. La stazione di Casale Monferrato è stato il palco di momenti di sconforto, autostop, proposte suicide (10 km a piedi con tende e bagagli alla fine non sono così tanti!) e una marea di risate per il disagio vissuto.
Per fortuna le vie del signore sono infinite e alla fine la situazione si è risolta. A soccorrerci è stato il signor Marco Mancini aka il salvatore e il suo pulmino otto posti (lascio qui il recapito -3381771131- per i fortunati, ma non così fortunati da avere una macchina, che andranno al festival l’anno prossimo).
L’arrivo a Cella Monte
Per chi non è mai stato a Cella Monte è difficile rendere giustizia con poche parole alla bellezza del paesaggio circostante o raccontare l’architettura del borgo, che pare studiato a tavolino in ogni suo angolo.

Andate a esplorarlo, la zona è da sempre celebre per il percorso degli Infernot.
Il controllo del green pass, obbligatorio per accedere al festival come da normativa, e l’accreditamento avvenivano nella chiesetta al centro del paese.
Quest’anno i partecipanti sono stati dotati di un braccialetto (i veterani del 2019 non possono certo essersi dimenticati dei Cellini o banconote del monopoli). Rigorosamente eco-friendly, ma resistente all’acqua, (caratteristica rilevante per i temerari che non hanno rinunciato a lavarsi in campeggio) questo braccialetto è stato pensato per fungere sia da pass per gli eventi che da carta di credito. In sostanza, all’uscita dalla chiesetta al polso si portava un oggetto di grande valore.
La discesa al campeggio
Il soggiorno al festival poteva essere vissuto: prenotando un B&B, scegliendo una tenda condivisa nel corner glamping o decidendo di portarsi dietro la propria tenda.
Nonostante sentissimo già Lundini in lontananza, quasi coperto delle risate fragorose del pubblico, seguendo la via più economica siamo andati a montare le tende, gonfiare i materassini e prendere possesso della nostra zolla di terra. Il campeggio permette di avere un contatto privilegiato con la natura, e la natura del Monferrato è spettacolare. Tuttavia, seppur funzionale, questo campeggio è sconsigliato per chi è alle prime armi o si impressiona facilmente (ecco spiegata la scelta – condivisa da molti – di non lavarsi per i quattro giorni del campeggio).
Valerio Lundini al Jazz:re:found
Lundini è stata l’apertura migliore che il festival potesse avere. Immaginate poco più di un migliaio di persone che ridono all’unisono con pause di pochi secondi assolutamente necessarie per riprendere fiato.
Da Lundini (ha cantato anche lui) e per i quattro giorni successivi, tutto quello che è successo al Jazz:Re:Found festival si può definire solo con la parola: musica.
Di seguito la line up del Jazz:re:found
DAY 1
MA NU!
TUN
Valerio Lundini
Lndfk
Nu Genea
DAY 2
Andrea Passenger
Lefto
Marta Del Grandi
Studio Murena
Khalab
Danilo Plessow / MCDE
Whodamanny
DAY 3
Ma Nu! Andrea Passenger
Wax Up!
Luigi Ranghino
Cristian Bevilacqua
Kidd Mojo & Veezo
Goedi (Jaxx Madicine)
North of Loreto
Joan Thiele
Ze in the Clouds
Venerus
Luca Trevisi & Gino Grasso
DAY 4
Mono Jazz
Wax Up!
Luigi Ranghino
Giulio Pecci
Angie BacktoMono
Carlot-ta
Coco Maria
Bada Bada
JAB
Apparat
DayKoda
Ma Nu! b2b Andrea Passenger
La musica dal vivo ha in sé qualcosa di magico. E magici sono stati così questi quattro giorni di inizio settembre. Per chi ama i festival non esiste evento migliore. L’abbinamento ha fatto saltare il banco: chi ha partecipato a tutte e quattro le serate, chi ne ha fatte tre, o due, o solo una, non c’è il minimo dubbio che l’anno prossimo vorrà ripetere l’esperienza. Quando la vendita dei biglietti aprirà, fosse anche all’inizio del 2022, sarà un piacere prendersi un impegno per settembre 2022.
L’atmosfera
Al Jazz:Re:Found festival quello che nasce dalla commistione di centinaia e centinaia di persone è bellezza in ogni forma. L’eterogeneità degli artisti – Luigi Ranghino e Venerus, Bada Bada e Danilo Plessow, Nu Genea e Joan Thiele – ha portato con sé un pubblico ricco di differenze sostanziali e formali. Mullet, orecchini anni ’70, Superga, cappellini da pescatore, lino, perline, Birkenstock, carrè cortissimi … a partecipare sono stati amanti della musica da tutto il mondo, tanti musicisti, giovani cantanti, liceali – accorsi a colonizzare il paese per il concerto degli Studio Murena, quaranta, cinquanta e sessantenni emozionati all’idea di ascoltare dal vivo Apparat.
La sensazione era quella di trovarsi un po’ sospesi: né il conto delle ore né quello degli anni avevano rilevanza. Come atterrare sul pianeta Tralfamadore e rendersi conto di poter rivivere, per quei quattro splendidi giorni, tutto il meglio degli ultimi cinquant’anni.
Everything was beautiful and nothing hurt. Karl Vonnegut, Mattatoio n.5
I concerti
Il Jazz:Re:Found ha preso vita la mattina del 2 Settembre per concludere il suo ciclo la notte tra il 5 e il 6 Settembre.

Gli eventi, pensati in modo tale da dare la possibilità di scegliere tra i diversi artisti, si articolavano tra:
- Il main stage, in cui si sono esibiti gli artisti che avevano necessità di più spazio (ad esempio gli Studio Murena, che hanno un complesso di musicisti numerosissimo);
- San Quirico, una collinetta sulla cui sommità sorge una Chiesa dedicata ai Santi Quirico e Giulitta, in cui è stato studiato un luogo ideale per il dj set;
- L’ecomuseo, un giardino terrazzato che offre un panorama mozzafiato sulle colline circostanti, su Rosignano Monferrato e la bella chiesa di San Vittore;
- La Casaccia e i Cinque Quinti, le due aziende vitivinicole che hanno aperto le porte delle loro splendide cantine e messo a disposizione i loro cortili interni.
Il mangiare e il bere
Uno dei punti di forza, direi lampanti, del festival è l’abbinamento della qualità paesaggistica a quella musicale e a quella culinaria e vinicola. Durante il festival si vive immersi nel bello sotto ogni punto di vista. In merito alla cucina possiamo dire che la Proloco, che gestiva l’aera Food, poteva vantare degli chef, benché non stellati, stellari. Non possiamo dimenticare la macelleria Coppo, in cui tutti i partecipanti hanno lasciato un pezzetto di cuore (il panino monferrino battuta e bagnetto verde non ha eguali), né la Casaccia e i Cinque Quinti, i cui vini hanno accompagnato tutti i pasti… e non solo.

La rivoluzione delle cose belle: il Jazz:Re:Found festival
In chiusura un commento da un utente entusiasta. Sul treno da Torino a Casale Monferrato il 2 pomeriggio ho conosciuto una ragazza di Bolzano che studia a Roma e che come me stava andando al Jazz:Re:Found festival. Mi ha raccontato che quest’anno 2021 è stato l’anno della rivoluzione delle cose belle. Tutti i suoi soldi da gennaio 2021 sono stati investiti in splendide esperienze (meditazione in Toscana, buon vino, cucina e musica). Il Jazz:Re:Found festival entra a pieno titolo tra le esperienze che hanno permesso la rivoluzione delle cose belle. Chissà che il prossimo anno non diventi il punto di partenza per il nuovo ciclo di rivoluzioni dei fortunati che potranno partecipare.