Come dicevamo, districarsi tra il gran numero di produttori italiani di pipe, spesso piccoli o piccolissimi, è impresa assai ardua. Il successo delle pipe italiane a livello nazionale e internazionale ha fatto sì che molti artigiani abbiano deciso di dare vita a marchi propri. Nella maggior parte dei casi si tratta di produttori che si son fatti le ossa in altre aziende; ma spesso si ha a che fare con hobbisti che, a un certo punto della loro vita e grazie ai notevoli risultati ottenuti, hanno deciso di creare e commercializzare i loro pezzi, ampliando il già ben nutrito panorama di chi lavora l’eccellente radica nostrana per dare vita a pipe sempre più originali e adatte a un mercato che, nel corso degli ultimi anni, è diventato globale.
Un ottimo strumento per fare un po’ di ordine in questo intricato mondo ce lo fornisce Diego Morlin con il suo libro “La Pipa – i migliori marchi italiani (Attilio Fraccaro Editore, pp. 476, s.i.p)
Si tratta di una bella pubblicazione uscita nel 2020 che censisce i maggiori produttori di pipe italiane. Carta patinata, rilegatura rigida, centinaia di foto, testi in italiano e in inglese, veste editoriale e grafica molto curata.
A una parte introduttiva nella quale l’autore ci fornisce una breve ma documentata storia della pipa italiana, segue – ed è questa la sezione più interessante del libro – una serie di schede, ben cinquantaquattro, dedicate ad altrettanti produttori. Di questi vengono forniti indirizzi (non sempre), recapiti telefonici, siti web (quando esistono) e mail. L’autore è un architetto e un designer, pertanto le indicazioni riportate riguardano, oltre una breve presentazione degli artigiani, gli aspetti che più riguardano le forme, le linee, l’originalità e l’eleganza delle pipe prodotte. Sarebbe impensabile, infatti, che ci venissero fornite anche informazioni sulla fumabilità e sulla “bontà” delle pipe di ciascun produttore. Ma siccome tutti utilizzano, almeno nella maggioranza dei casi, radica proveniente dalle coste italiane, lavorata e stagionata con la cura tipica dei nostri scavatori, selezionatori e tagliatori, c’è da credere che la qualità delle lavorazioni vadano ben oltre la bellezza.
Ma il panorama dei produttori di casa nostra è in continua evoluzione. Pertanto alcune annotazioni risultano, anche se in minima parte, già superate, malgrado siano trascorsi pochi mesi dall’uscita del volume. Va da sé, infatti, che in questo breve lasso di tempo, nuovi produttori si sono affacciati a un mercato in continua evoluzione, e che alcuni di quelli menzionati hanno interrotto la loro attività. È il caso di Baldo Baldi, scomparso lo scorso anno, e di alcuni neofiti.
Inoltre, come capita in tutti gli elenchi, saltano agli occhi alcune “lacune”; stupisce che nella lista manchino, per esempio, le pipe Ardor che non sono soltanto tra le migliori di prezzo medio/alto ma rappresentano uno dei marchi storici della piperia italiana. Ma tant’è: immaginiamo che l’autore abbia già fatto uno sforzo notevole a mettere insieme immagini e notizie di tutti i pipemaker presentati.
Chiudono questo bel volume alcune interviste, la presentazione dei maggiori musei della pipa italiani, consigli su come organizzare un giro turistico alla ricerca dei luoghi nevralgici della produzione, un “glossario pensante” e l’elenco delle principali tabaccherie che ancora si ostinano a proporre pipe di qualità ai propri clienti.
Insomma: uno strumento che non dovrebbe mancare nella biblioteca di ogni appassionato di fumo lento. Peccato che la sua reperibilità non sia proprio facilissima. A questo scopo consigliamo di mettersi in contatto con l’autore o l’editore tramite le loro pagine social. Ma è necessario affrettarsi perché del volume sono rimaste poche copie disponibili.