“Domandare è lecito, rispondere è cortesia”. Dunque Sua Divinità Mario Draghi non è cortese. O forse, semplicemente, è stato abituato dai giornalisti di regime a domande che spaziavano dal “Lei è più intelligente o più competente?” sino all’incalzante “Ma come fa ad essere così bravo?”. Così quando qualcuno ha osato chiedere lumi sul futuro di Sua Divinità, la risposta è stata chiarissima: “La domanda è inaccettabile”. Draghi è disponibile ad accogliere, con magnanimità, tutte le domande servili, meglio se concordate per evitare che sia troppo evidente lo squallore dell’informazione italiana. Ma guai a porre domande che richiedano una risposta men che banale.
Non è che rischi molto, Sua Divinità. Le conferenze stampa dei personaggi adorati dai giornalisti di regime si trasformano sempre in patetiche esibizioni di servilismo. Domande retoriche che hanno già insita la risposta insieme ai complimenti più scontati. Chissà quanto si sarebbe potuto ispirare Paolo Villaggio assistendo ad una di queste sceneggiate! Un Fantozzi in redazione. Il Megaditettore Galattico Duca Conte Draghi con tutti i bravi giornalisti della sua corte ammessi a nuotare nell’acquario: quanto è umano il presidente del consiglio!
Che, come un qualunque Megapresidente Galattico Arcangelo, non punisce chi osa porre una domanda semplice semplice ma si limita a considerarla inaccettabile. In attesa di convocare al Quirinale, o anche solo a Palazzo Chigi, il presidente dell’ordine dei giornalisti per consegnargli la tavola della legge con il decalogo dei comportamenti ammessi e vietati. E delle domande servili concesse e di quelle inaccettabili.
Ovviamente dalla platea degli osannanti trascrittori del pensiero unico di Sua Divinità non si è levato un mormorio di protesta, manco di leggero disappunto. Neppure per la forma utilizzata. Perché un presidente del consiglio umano avrebbe risposto con il banale “preferisco non commentare”. Ma Sua Divinità – che a differenza di Cingolani è di madre lingua italiana – ha preferito andare alla radice del problema, indicando chiaramente che ci sono domande “buone”, cioè quelle di comodo ed accompagnate da atti di servilismo, e domande “inaccettabili”, quelle fastidiose.
Se poi arrivasse un giornalista a chiedere lumi sullo spread in rialzo, sull’inflazione che vola, sulle famiglie che si impoveriscono tra bollette alle stelle e duemila euro all’anno per le mascherine, beh allora Fantozzi tornerebbe utile per ricordare che, per realizzare le poltrone in pelle umana degli uffici della dirigenza, da qualche parte bisogna pur prenderla, quella pelle.