“Tu chiamale, se vuoi..”. No, non sono Emozioni, come cantava il grande Lucio Battisti. Chiamale se vuoi “vergognose prese per i fondelli”. Quelle di Paolo Gentiloni che, a fronte del calo del Pil italiano nel primo trimestre di quest’anno rispetto al quarto trimestre del 2020, peraltro già negativo, spiega che l’Italia cresce ad un ritmo superiore alle attese. Come dimostra, appunto, il mercato dell’auto di aprile che – rispetto al quarto mese del 2019 – è crollato del 17,1%.
Ovviamente le 145.033 autovetture immatricolate il mese scorso non possono essere confrontate con le 4.295 dello scorso anno quando tutto era chiuso.
Questo calo – spiega Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor – non riflettono però l’effettiva situazione del mercato che è in realtà molto più negativa di quanto appaia dalle statistiche e ciò perché nel 2019 non erano in vigore incentivi per le vetture più richieste, che sono quelle con emissioni di CO2 da 61 a 135 gr/km, mentre dal 1° gennaio 2021 erano in vigore incentivi per questa fascia di autovetture per 250 milioni di euro. Questo stanziamento ha indubbiamente sostenuto la domanda senza riuscire però a compensare completamente l’impatto fortemente negativo della pandemia. E a ciò si aggiunge che lo stanziamento si è esaurito l’8 aprile con la prenotazione di incentivi da evadersi a breve.
La spinta degli incentivi prenotati prima dell’esaurimento dei fondi dovrebbe continuare nella prima metà di maggio. Poi per il mercato dell’auto si aprirà una crisi ben più severa di quella del primo quadrimestre di quest’anno che potrebbe portare il 2021 a chiudere il suo consuntivo anche molto al di sotto del risultato catastrofico del 2020 in cui, con 1.381.646 auto vendute, si ritornò ai livelli di 50 anni fa, cioè degli anni ’70 del secolo scorso. Un ulteriore calo su questi livelli aprirebbe uno scenario catastrofico per il mercato italiano dell’auto che potrebbe precipitare addirittura sui livelli degli anni ’60 del secolo scorso con tutto quello che ne consegue anche per il prodotto interno lordo del Paese su cui l’incidenza dell’auto e del suo indotto tocca il 12,5%. Ma il piano pernacchia (Pnrr) ignora completamente l’automobile.