La compagnia di giro della politica e la realtà dell’Italia: due mondi che non si frequentano. Da Paolo Del Debbio, a Dritto e Rovescio, è andata in onda una squallida esibizione che ha avuto il suo culmine nell’immancabile scontro sul lavoro, sul reddito di cittadinanza, sullo sfruttamento. Partendo da un dato preoccupante: i giovani italiani se ne vanno e se ne vanno anche i meno giovani. Partono i cervelli ed arrivano le braccia. Non proprio uno scambio alla pari. Perché, ovviamente, anche i cervelli del Sud del mondo evitano l’Italia e preferiscono dirigersi verso Paesi dove il merito è riconosciuto.
Già, il merito. La destra fluida ne ha fatto una bandiera. Giustamente. Peccato, però, che gli esponenti di questa destra fluida vadano in trasmissione da Del Debbio per sostenere che i giovani devono accettare salari da fame, sfruttamento, lavori non in linea con il percorso di studi o con le precedenti attività. Difficile, con discorsi di questo tipo, trattenere i giovani più preparati e che, dopo aver studiato ed essersi preparati, pretenderebbero di avere proposte di lavoro decenti. Le stesse che ricevono appena varcate le Alpi o appena atterrati in Paesi più lontani.
Ma i politici che hanno rinnegato la destra sociale – sempre che ne abbiano almeno sentito parlare – vanno avanti come caterpillar. Si ritrovano con la testimonianza in diretta di chi è pagato, e non in nero, ben 4 euro e 50 all’ora? E loro non fanno un plissé. D’altronde loro vivono in un mondo parallelo. E solidarizzano con il povero datore di lavoro che non trova dipendenti perché, quando si presentano al colloquio, i potenziali assunti chiedono di avere informazioni sulla retribuzione e sull’orario di lavoro. E cosa dovrebbero chiedere? Non vanno a lavorare per il puro piacere ma per guadagnare a sufficienza per poter vivere. E la vita comprende anche il tempo libero da condividere con le persone che si amano, con gli amici.
Per i destri fluidi televisivi, però, non è così. Di conseguenza non riescono a capire la fuga dei cervelli. Tra meno di 5 euro all’ora in Italia e 25 euro appena passato il confine, loro pretenderebbero che i giovani scegliessero di fare la fame in Italia. E lo pretenderebbero anche i datori di lavoro che raccontano di essere impegnati nella costosa e difficile formazione dei giovani. Dunque non c’è motivo per pagarli.
Con queste premesse è evidente che l’incontro tra domanda e offerta di lavoro resta una chimera. E non basta la riforma del reddito di cittadinanza. Perché i cervelli in fuga non sono i divanisti in attesa dell’elemosina pubblica. Ma saranno proprio questi ultimi a dover accettare lo sfruttamento legalizzato. Con quale entusiasmo è facilmente immaginabile. Come sono immaginabili i risultati e la qualità della prestazione lavorativa.