Landini e Grillo potrebbero avere brutte sorprese da Sua Divinità. Dopo essere usciti dal colloquio con il presidente del consiglio incaricato convinti di aver incontrato rispettivamente un compagno banchiere e un grillino, rischiano di risvegliarsi dal sogno scoprendo che la realtà è molto diversa. Perché il nuovo ministro del Mef, Daniele Franco, pare avere idee molto ma molto diverse da quelle raccontate dal leader della Cgil e dal boss dei pentastellati.
A partire dal problema del blocco dei licenziamenti. Per Franco non è il caso di prorogarlo, come non è il caso di sprecare risorse per mantenere in vita aziende decotte e senza speranza di ripresa. Tradotto in italiano significa lasciare che chiudano, prevedendo redditi di sopravvivenza per i lavoratori che perdono l’occupazione. E che saranno impegnati in corsi di formazione e riqualificazione con la consapevolezza di non trovare un nuovo impiego, visto che le attività innovative richiedono personale completamente diverso. Mentre le attività tradizionali solo raramente hanno bisogno di aumentare gli addetti, e in questi casi puntano sui giovani.

Ma anche sui settori innovativi è meglio non farsi troppe illusioni. Le start up italiane sono poche ed i grandi gruppi quasi inesistenti, al di là di Telecom e pochi altri. Ma si rischia di destinare una gran parte delle risorse per l’innovazione ed anche per la transizione ecologica agli acquisti di prodotti fabbricati altrove. Indubbiamente un modo per farsi amare dai Paesi che beneficeranno dei ritardi italiani. Meno dagli italiani che si ritroveranno disoccupati a vita con un assegno da carità pubblica.