La XXXV edizione del Salone del Libro di Torino intitolata “Attraverso lo specchio” è il racconto di un viaggio ed io prendo lo spunto per ritornare al primo Salone del 1988, quando ho iniziato a far parte delle persone impegnate in questa bella avventura.
Ho lavorato per diversi anni in una casa editrice e ho avuto la fortuna di fare un lavoro che ho amato da subito. Ormai pensionata, coltivando sempre la stessa passione per i libri, sono presente ogni anno alla Kermesse senza perdere l’entusiasmo della prima edizione.
Ho vissuto molti cambiamenti e posso raccontare qualche esperienza di chi rimane dietro un’esposizione di libri all’interno dello stand.
Quando si entra prima del pubblico si sente il profumo del “Salone”: una sensazione che non si può esprimere a parole e segue il rito cappuccino e croissant prima dell’inizio. Le ore di presenza sono parecchie, ma il tempo trascorre piacevole tra intrattenimenti, vendita, passaggio di grafici, stampatori, autori in cerca di editore e anche tanti clienti.
Il passaggio del pubblico che si osserva è una campionatura di umanità, in cui ognuno si pone e esprime per quello che è, anche senza parlare. Nel via vai di persone si notano i modi di vestire; chi sobrio, chi elegante e chi stravagante; le pettinature ardite e colorate sia nel femminile che maschile. Nella unicità delle persone c’è chi porta con sé il coniglio e chi il cane in una borsa di paglia o addirittura in un passeggino.
Ogni anno il flusso è incredibilmente numeroso.
Una risposta a tanto interesse, secondo il mio punto di vista, è avere l’occasione di conoscere, vedere e toccare i libri di tanti editori poco conosciuti, i quali mettono in mostra tutta la loro produzione, con la presenza, in stand, dello staff della casa editrice preparato ad illustrare e seguire il cliente.
Ci sono lettori abituali che non perdono un salone e vengono a comperare le ultime novità o completano una collana. Si crea così una sorta di amicizia unica nel suo genere.
Chi rimane nello stand ha delle soddisfazioni che appagano la stanchezza e il dover rinunciare a presentazioni interessanti, conferenze, inaugurazioni e quant’altro offra l’organizzazione di quell’anno.
Giunti all’ultimo giorno, sempre affollato di scolaresche, bibliotecari, librai e di chi pensa che di lunedì ci sia meno folla, si chiude alle 20; soddisfatti che tutto sia andato bene e un pizzico di nostalgia ma con la speranza di arrivederci al prossimo Salone del Libro di Torino.