Venezia nel Settecento
Una Città Cosmopolita e il suo Mito
Dal 20 aprile al 3 settembre 2023
Premessa:
Nel 1797, in seguito agli accordi di Campoformio, inizia la parabola discendente della Serenissima Repubblica di San Marco, ceduta da Napoleone all’Austria. Ma prima di giungere a questo complesso epilogo, Venezia si mostra ancora sulla scena internazionale in tutto il suo splendore sotto molteplici aspetti che questa mostra, attraverso una serie di opere per lo più inedite o appartenenti a collezione private tra cui spiccano molte raccolte torinesi, vuole esaltare.
Il percorso si sviluppa in diverse aree tematiche e si inserisce perfettamente, come epoca e stile, nelle sale dagli arredi settecenteschi voluti da Pietro Accorsi.
Si inizia dall’emblema che meglio rappresenta la storia millenaria della città: il leone, simbolo dell’Evangelisata Marco, patrono della Serenissima, riprodotto nei secoli in numerose opere e oggetti, si ammira in mostra nella preziosa legatura in argento e nel gruppo in porcellana della manifattura veneziana Cozzi; al leone è associata la figura femminile con il corno legale e la cornucopia da cui fluiscono monete, simbolo della vocazione mercantile di Venezia foriera nel tempo di prosperità.
La parte saliente è rappresentata dalla città nel Settecento attraverso la visione degli artisti e dei viaggiatori.
Il mito di Venezia, tramandato dai colti viaggiatori del Grand Tour, come città delle “arti del lusso” che si esprimono in arredi dalle sete preziose, porcellane, argenti, e dai travestimenti in maschera, viene esaltato attraverso una serie di vedute che rappresentano i suoi edifici più noti, come la basilica di San Marco, il Palazzo Ducale, il ponte di Rialto: tutte immagini realizzate sia dai grandi nomi della tradizione veneziana come Luca Carlevarjis, Canaletto, Michele Marieschi, sia dagli artisti europei che vi soggiornarono.
Una serie di tele a soggetto mitologico e sacro mostra come grandi artisti come Gianbattista Tiepolo furono impegnati nella grande decorazione ad affresco di luoghi di culto, ma anche di abitazioni aristocratiche in tutta Europa; questa fama di artisti veneziani itineranti è legata anche alla ritrattistica, in particolare di piccolo e medio formato, eseguita a pastello.
Nella mostra si può ammirare un delizioso ritratto di fanciulla,opera di Rosalba Carriera, una tra le più celebri artiste donne del secolo.
Gli itinerari della Laguna prevedevano intrattenimenti musicali graditi all’aristocrazia e ai numerosi viaggiatori, spesso organizzati in “accademie” che si svolgevano nelle dimore del patriziato veneziano; eventi raffigurati ripetutamente nelle scene di genere dei Longhi.
Figura simbolo del secolo d’oro della musica a Venezia, Antonio Vivaldi, è degnamente rappresentato in uno splendido ritratto alla mostra.
Alle vedute di interni, si accostano una serie di elementi d’arredo che testimoniano la maestria dei minusieri veneziani, in particolare attrae il mobile laccato, la cui tradizione affonda nell’amore tutto settecentesco verso le Chinoiserie, dove la perizia tecnica si esprime in tutta una serie di decori floreali dalle delicate tinte pastello.
A questi arredi si uniscono preziose suppellettili forgiate dagli argentieri lagunari e i famosi vetri di Murano.
Si ammira quindi una tavola imbandita con le porcellane di una delle più antiche manifatture veneziane, fondata nel 1765 da Geminiano Cozzi, di origini modenesi ma presto naturalizzatosi veneziano, personalità dai molteplici interessi, promosse la sua manifattura a livello internazionale, resa famosa per le pregiare paste dure ricavate dalla materia prima locale, ovvero il caolino del Tretto.
In mostra si possono anche ammirare i preziosi argenti appartenenti alle residenze del ghetto, dove la comunità ebraica raggiunse il suo culmine nel corso del Seicento; le loro dimore mostrano importanti testimonianze di quelle “arti del lusso” che produceva la Serenissima.
Tuttavia, a seguito degli esiti della guerra di Candia, dopo la metà del secolo XVII, si evidenziò l’inevitabile declino politico e finanziario della Serenissima, seppur mitigato dal prestigio internazionale in ambito culturale e artistico. Una premonizione di lenta e inesorabile decadenza e di un tempo ormai fuggito, la si può cogliere nelle opere di alcuni artisti delle seconda metà del Settecento: ecco apparire le disincantate visioni della storia contemporanea di Giandomenico Tiepolo e dello zio, Francesco Guardi che con le sue pennellate brumose sembra preludere alla fine della millenaria storia della Repubblica di Venezia.
Ma il mito di Venezia rimarrà per sempre tramandato nel tempo da innumerevoli artisti, tra cui un Giorgio de Chirico che sorprende il visitatore e conclude la mostra.