Valentina Petrillo vince e stravince. Sfonda ogni record nazionale sui 200 metri. Con il tempo di 25,77. Straordinario per l’atletica femminile italiana per disabili.
Peccato che Valentina Petrillo sia un maschio. A tutti gli effetti. Anche estetici. Sembra infatti un mio, massiccio e nerboruto, amico con la fluente parrucca bionda. Che, ovviamente, il mio amico manco si sogna di indossare… la/il Petrillo, però, ha dichiarato di sentirsi donna. Così, all’improvviso. E come tale deve essere considerato/a ed accettato/a.
Mi fa venire il mente quel nuotatore statunitense, Will Thomas. Un nuotatore mediocre. Che però ora si chiama Lia. E vince tutte le gare, femminili, cui partecipa. Gli è bastata, a quanto dicono, una terapia ormonale….
E poi gli attacchi virulenti contro il patron di Miss Italia, Patrizia Mirigliani. Che, dopo la vittoria di un trans a Miss Olanda, ha avuto l’ardire di affermare che, qui da noi, possono partecipare al concorso solo ragazze biologicamente donne dalla nascita.
E subito Vladimir Luxuria la dichiara anacronistica.
E centinaia di trans chiedo di partecipare a Miss Italia. Uno/a anzi afferma che dietro alle parole della Mirigliani vi è la paura che gli uomini preferiscano i trans alle femmine biologiche….
A questo punto, più nessun dubbio. Non viviamo in un mondo reale. Ma sul palcoscenico di un, gigantesco, teatro. Dove stiamo recitando, tutti, una sorta di parodia della realtà.
In fondo non è nulla di nuovo. Già Calderòn de la Barca aveva intitolato “Il gran teatro del mondo” una delle sue opere più famose…e dal Barocco sino al nostro Pirandello si è sempre più affermata l’idea che la vita altro non sia che una messa in scena. O, per dirla col genio di Girgenti “una pupazzata”.
Qui, però, siamo davvero alla parodia. Che è, poi, la presa in giro, la traduzione in chiave satirica di un genere letterario “alto”. Tant’è che si vuole inizi con la “Batracomiomachia” che la tradizione attribuisce ad Omero stesso. E che poi sarebbe “la battaglia dei topi e delle rane”, ovvero la parodia, satirica, della stessa Iliade. Piacque a Leopardi, che la riprese, e continuò, nei suoi “Paralipomeni alla Batracomiomachia”.
E, poi, per restare in casa nostra, mi sovviene la “Moscheide” del Teofilo Folengo. E, soprattutto, “La secchia rapita”, in cui quel geniaccio del Tassoni fa la parodia dei poemi cavallereschi… tant’è che l’eroe mica si chiama Orlando o Rinaldo… Sire di Culagna, si chiama… ed è detto tutto…
Solo che, fino a qualche decennio fa, la parodia era uno strumento per ironizzare sulla realtà. Non pretendeva di sostituirsi a questa.
Quello che, invece, sembra ormai essere avvenuto.
Una completa sostituzione della vita reale, con la sua parodia.
Una sorta di farsaccia di quart’ordine , dove tutto è stato improvvisamente capovolto. Invertito in un, colossale, paradosso… (nessuna allusione sessuale, per carità!).
Uomini che si dichiarano donna. Donne che si dichiarano uomini. Ragazzine (è accaduto, mi pare, in Giappone) che si sentono un gatto. E pretendono di essere trattate come tale. E il preside della scuola dà loro ragione…
Travestimenti di ogni tipo, che manco Fregoli… neppure i Legnanesi o, a livello più popolare, le vecchie Sorelle Bandiera avevano mai immaginato.
Una parodia dove gli unici problemi politici sembrano il genere neutro per nomi e aggettivi – la famigerata schewa ə – , le destinazioni delle toilette o wc pubblici, la legittimità dell’utero in affitto ed altre amenità di tale tipo.
Mentre dei canoni d’affitto sempre più proibitivi, degli stipendi da Bangladesh, delle bollette sempre più care causa crisi (da noi voluta) con la Russia, della prossima crisi (ancora da noi voluta ) con la Cina, sembra non importare nulla a nessuno.
Quindi, è ovvio. Viviamo, o meglio siamo parte di una gigantesca pupazzata…. una realtà virtuale. Che qualche mago del computer si sta divertendo a trasformare in una parodia. Sempre più forsennata e assurda.
Non ci può essere, ragionevolmente, altra spiegazione.