Ce l’ha fatta, Marine Le Pen. No, non a vincere. Ma a condurre la destra transalpina, ed anche il centrodestra, alla totale disfatta. Due mesi fa contendeva l’Eliseo a Macron ed ora, alle elezioni politiche, non solo è diventata la guida del terzo partito ma, a causa del cervellotico meccanismo elettorale francese, rischia di ritrovarsi dopo il secondo turno con 15/30 deputati. A fronte del quasi 19% dei voti conquistati ieri. Mentre Macron, con il 25% dei consensi, potrebbe avere tra 270 e 310 rappresentanti e Mélenchon, con la stessa percentuale, è stimato tra 170 e 220 seggi.
Ovviamente al secondo turno qualcosa può cambiare. Ma nel rapporto tra Macron e Mélenchon. Per il Rassemblement national di Marine, rien ne va plus, les jeux sont faits. E Zemmour? L’intellettuale ebreo diventato il mito della destra più intransigente non arriva neppure al ballottaggio. Spazzato via. Ed il centrodestra neogollista che di gollista non ha nulla? Evaporato dopo che, un anno fa, aveva trionfato nel voto regionale.
Vedendo il dato dei voti e le proiezioni dei seggi, si può anche pensare che il meccanismo elettorale sia profondamente ingiusto. E l’astensione dei francesi, che ha superato il 50%, può rappresentare il segnale di una disaffezione nei confronti di una politica che complica in ogni modo anche il voto. Tutto vero, ma Le Pen conosceva perfettamente il meccanismo. Ed ha corso da sola. Mentre Mélenchon ha ottenuto il successo di ieri unendo al suo partito della Francia “non sottomessa” anche comunisti, socialisti, ambientalisti ed immigrazionisti.
Le destre, invece, preferiscono perdere da sole piuttosto di vincere in compagnia. Quanto ai sedicenti neogollisti, sono troppo ottusi per comprendere la realtà. Troppo amanti del politicamente corretto per far sì che qualcuno si accorga della loro esistenza. E infatti non esistono più.
Ora le destre dovranno finalmente porsi l’inevitabile domanda: “Che fare?”. Marine Le Pen potrebbe capire che è arrivato il momento di farsi da parte. Lasciando spazio a giovani che non hanno carisma anche perché non hanno avuto lo spazio indispensabile per crescere e per farsi apprezzare. Più complicata la situazione per la destra di Zemmour. Un partito personalista, legato alla figura del giornalista che si è creato una corte di giovani a sua immagine e somiglianza. Ma proprio questo non agevola la collaborazione con i lepenisti pur senza Le Pen.
Qualcosa, però, andrà fatto. Anche per recuperare una parte degli assenteisti. Se non votano più è perché, evidentemente, non apprezzano le riforme promesse da Macron ma non credono più alle proposte ed alle facce della destra. In Francia, ma anche in Italia considerando la scarsa partecipazione al voto persino per la scelta del sindaco e dei consiglieri. Il rifiuto della politica è legittimo, ed è un’arma nelle mani di chi vince. Ma è un suicidio da parte di chi vorrebbe cambiare e non è neppure in grado di apparire credibile ai cittadini delusi.