Comme d’habitude. Emmanuel Macron, nuovamente in difficoltà sul fronte interno, con una riforma delle pensioni che ha già portato a scioperi e scontri, cerca di far dimenticare la sua inettitudine economica ricorrendo a nuovi accordi internazionali. Non in Africa, questa volta, poiché il Continente Nero sta creando crescenti problemi all’Eliseo. Il nuovo asse è con la Spagna di Sanchez che, a sua volta, ha non poche difficoltà nel Paese iberico. E la scelta di accogliere Macron a Barcellona è sembrata una provocazione nei confronti degli indipendentisti catalani più che un favore per una immagine internazionale della capitale della Catalogna.
Ma se è vero che due atleti zoppi non fanno un campione di corsa, è anche vero che, in questa fase, l’Europa non offre molto di meglio. La Germania è alle prese con una profonda crisi di identità e con un vertice politico imbarazzante. Peggio della banda Scholz solo Giggino, Toninelli, De Micheli, Azzolina. Berlino non sa cosa fare sulla scena internazionale ma neppure quale strategia adottare per rilanciare la propria industria. E l’asse con Parigi non funziona più.
Così come non funziona, e non ha mai funzionato, l’asse tra Parigi e Roma. E la recente telefonata tra Macron e Meloni, improntata ad una ipocrita cordialità, non ha risolto i problemi. Un’Italia così passivamente atlantista diventa una zavorra sempre più pesante per l’Europa. Dunque Macron non ha altre vie d’uscita se non quella di puntare sulla Penisola Iberica nel suo complesso. Non solo Spagna ma anche Portogallo. I secoli di guerre ed ostilità non rappresentano nulla più di qualche capitolo dei libri di storia. La collaborazione è possibile, anzi indispensabile. Collaborazione per la gestione dei migranti e dei clandestini, collaborazione in ambito energetico. Senza dimenticare gli interessi convergenti sul fronte agroalimentare.
Tutti temi che potrebbero e dovrebbero veder coinvolta anche l’Italia. Ma la Francia ha denunciato più volte la concorrenza sleale di Washington in ambito economico mentre da Roma arrivano solo professioni di fedeltà e obbedienza al padrone americano.
E questo rende difficile la collaborazione non solo con Parigi ma anche con Madrid che, con lentezza esasperante, sta provando a riappropriarsi di un ruolo con l’America Latina. Peccato che mentre Pedro Sanchez procede con passo lento (“adelante Pedro, con juicio, si puedes”), in America Latina siano molto più dinamiche sia la Russia sia soprattutto la Cina. E persino l’Iran. E ritrovarsi con un partner come l’Italia, che deve attendere il via libera di Biden prima di ogni decisione, non aiuta a ridurre i tempi.
Il problema, per lady Garbatella, è che l’asse Franco-Iberico, qualora funzionasse, renderebbe ancora più forte Macron all’interno dell’Unione europea. Ed indebolirebbe ulteriormente chi non riesce a trovare un modus vivendi con Parigi e non sa costruire accordi alternativi.