Quando mancano i cavalli, corrono gli asini. E meno male che almeno qualche asino c’è ancora, nella politica europea. Perché, per il resto, lo zoo del Vecchio Continente sembra prevedere solo conigli e pecore matte. Così i maggiordomi di Biden, impegnati a fare aria al presidente statunitense – forse per eliminare l’odore delle arie sue – fingono di non rendersi conto delle manovre messe in atto da Londra per assestare un colpo definitivo all’Unione europea. Mettendo fine all’ipocrita farsa degli europeisti/atlantisti. Goldoni si sarebbe divertito. Ma le pecore ed i conigli italiani manco sanno chi sia, Goldoni.
E mentre i maggiordomi impoveriscono i sudditi con sanzioni che colpiscono i Paesi europei più di quanto penalizzino la Russia, il biondo Boris è impegnato a costruire una struttura nuova, alternativa. Londra, dopo la Brexit, pensa ad una sorta di Commonwealth europeo in cui inserire i Paesi Baltici, la Polonia, l’Ucraina. Ma, in prospettiva, magari anche gli scandinavi. E persino la Turchia, per fare un dispetto alla Francia.
Nel frattempo è necessario che il fronte angloamericano continui ad armare Kiev per far proseguire la guerra sino all’ultimo ucraino. Più dura il conflitto, più l’Europa si indebolisce. Se poi il grano ucraino non arriva in Africa, si favorirà l’esodo di un esercito di clandestini diretti verso l’Europa del Sud. Soprattutto in Italia che si rifiuta di procedere ai rimpatri. In questo modo l’Italia diventerà più povera e cresceranno le tensioni con la Francia che non vuol subire le conseguenze dei disastri provocati dal ministro Lamorgese.
La Francia, sempre la Francia. Il nemico storico per Londra, ben prima di Napoleone. E poco importa se Macron si crede Napoleone e non lo è. È comunque un asino che corre mentre conigli e pecore scappano. E mentre il bolso Scholz si arrabatta nella mediocrità che non ha nulla di aureo.
Macron ci prova. Incapace di gestire la Francia, riesce invece ad essere protagonista in Europa, anche per la totale assenza di rivali almeno decenti. Però è solo mentre altrove si formano blocchi. Gli angloamericani con i maggiordomi al governo in buona parte d’Europa; i russi con pochi satelliti; i cinesi magari non amati ma con molti clienti; gli indiani blanditi da tutti e che possono permettersi di scegliere di volta in volta; gli africani sempre più cinesizzati; i Paesi arabi che non si fidano di Biden; la Turchia che gioca su più tavoli ma non su quello francese.
Situazione difficile, quella di Macron. Così, priva di una leadership la cui credibilità vada oltre le redazioni dei giornali di regime, l’Unione europea si dedica a sparate velleitarie di Ursula von der Leyen, alle immancabili idiozie dei burocrati sul fronte alimentare, ai richiami nei confronti dei governi più discoli. È evidente che sia indispensabile una rifondazione dell’Ue. Ma pecore, conigli e maggiordomi non possono essere protagonisti di alcunché. E Macron, da solo, non può rifondare proprio nulla. Può tentare di rispondere a Londra con un allargamento che coinvolga i Balcani e l’Ucraina in una struttura temporanea, associata in qualche modo all’Ue. Ma è un progetto debole proprio perché i maggiordomi europei guardano a Washington aspettando gli ordini. E aspettando di far proseguire la guerra per accogliere un esercito di migranti africani.
La vendetta di Putin per le sanzioni, l’obiettivo di Biden e Johnson che distruggono l’economia italiana, il sogno di Pechino che alleggerisce il peso demografico nei Paesi africani dove investe. Ci rimettono solo gli italiani..