Partito unico del centrodestra? No, grazie! O forse sì. In fondo è una questione nominale e di perimetro. Ed avrebbe il grande merito di fare un briciolo di chiarezza in un’area che ha sempre evitato di definire se stessa. La proposta di Salvini ha già ricevuto un NO categorico da Giorgia Meloni. Un rifiuto sacrosanto e che colloca Fdi a destra lasciando che Lega e Forza Italia si uniscano in una zona politica più centrale. E poco importa se, inizialmente, i due partiti si limiterebbero a federarsi senza fondersi. Ma è solo questione di tempo.

Una strategia che, inevitabilmente, porterebbe ad un nuovo travaso di voti dalla Lega a Fratelli d’Italia, con gli elettori che si considerano “a destra” indotti ad abbandonare Salvini per approdare alla corte di Meloni. In compenso il nuovo partito, a trazione leghista, incamererebbe i consensi di Forza Italia. In questo modo la Lega eviterebbe il sorpasso da parte di Fdi. Ma il progetto salviniano va al di là dei conteggi elettorali.
Innanzitutto risolverebbe il problema, drammatico, del futuro del partito berlusconiano in assenza di Berlusconi. È ormai evidente che la parabola politica del sultano di Arcore è terminata. Se le condizioni di salute fisica e psichica lo consentiranno, Silvio potrà avere un incarico formale di presidente, ma senza alcun ruolo pratico.
Inoltre, contrariamente a quanto sostiene Crosetto, il partito unico rappresenterebbe un grande colpo a livello europeo. Perché, nonostante le dimensioni ridotte, sarebbe Forza Italia a trainare la Lega nel PPE e non la Lega a portare i berlusconiani da Marine Le Pen. Perché i popolari europei hanno bisogno anche dei voti italiani per confrontarsi con i socialisti e Forza Italia i voti non li ha più. Dunque ben vengano i leghisti europeizzati e normalizzati.
Uno scenario in cui, a rischiare di più, è Matteo Salvini. Perché perderebbe il sostegno dei duri e puri mentre, sul fronte moderato, è evidente che Giorgetti è più credibile ed anche più apprezzato dai poteri forti e dal PPE.
Resta l’incognita di quanti, in Forza Italia, seguirebbero Salvini con la consapevolezza che Berlusconi sarebbe solo una foglia di fico. Prevedibile un esodo verso Coraggio Italia o verso una nuova formazione guidata da Carfagna. Mentre sarebbe tutto da inventare un rapporto con Calenda e con ciò che resta dei renziani.

Molto più semplice il gioco per Meloni e Fdi. Dovrebbero solo preoccuparsi di gestire il nuovo flusso in entrata di delusi dal moderatismo salviniano. Magari recuperando quel pensiero di destra legato alla valorizzazione delle piccole patrie. Utile anche per un nuovo ruolo meloniano in Europa. Con la possibilità di recuperare nuovi consensi e nuove alleanze, a partire da Orban che non ha molta voglia di andare a Canossa per rientrare nel PPE. Non sarà comunque facile far accettare le piccole patrie europee a chi ha una visione del mondo limitata al Grande raccordo anulare di Roma.