”…Paré arreuven de fa partesepà kontun mai lo nord ouest..”. Forse è la prima volta che il patois viene utilizzato per inaugurare un workshop internazionale di geopolitica. È successo in Trentino, anche perché è inutile illudersi che simili iniziative vengano organizzate in Valle d’Aosta. Ed il patois si è aggiunto alle altre lingue di ogni parte del mondo che hanno aperto i lavori nel corso degli anni. Probabilmente si saranno stupiti i diplomatici presenti in sala (dalla Slovenia alla Turchia oltre ai vari ambasciatori italiani) e quelli collegati in streaming. Mentre non ha avuto problemi il rappresentante occitano.
Ma è importante il riconoscimento implicito in questa scelta. Il francoprovenzale equiparato all’inglese, al russo, allo spagnolo, al cinese. Ed è un peccato che si debba sperare nella cortesia e nell’attenzione di un think tank Trentino, Il Nodo di Gordio (e del Centro studi Vox Populi), per vedere la lingua valdostana impiegata in convegni dove si analizzano prospettive politiche ed economiche del mondo intero. Quest’anno, a Montagnaga di Pinè, il tema era il Mediterraneo allargato, tra i rapporti russo-turchi in Libia e le nuove strategie egiziane, tra l’offensiva a tutto campo della Cina e la situazione di Cipro. Sono stati raggiunti accordi in ambito turistico tra Slovenia, Trentino e vallate occitane del Piemonte; sono nati nuovi progetti mentre, a Levico, ascoltando lo spettacolo musicale in riva al lago, si pensava già al programma del prossimo anno. Con un format che ha entusiasmato il console generale turco. Ma che, ovviamente, è troppo complicato per l’attuale classe politica valdostana.