Il politicamente corretto è obbligatorio in qualsiasi sede, in qualunque contesto. In queste settimane, per distrarsi dagli errori nella gestione del Covid, pare non ci sia nulla di meglio delle chiacchiere sulle quote rosa del Pd. Anche perché l’eroina dei nomi storpiati al femminile, Laura Boldrini/Boldrine, è uscita di scena per la sua incapacità nel prenotare il parrucchiere e nel contattare il Caf per pagare la Colf (ovviamente straniera).
Dunque lo scontro si è spostato sul nome della candidata che dovrà guidare i deputati piddini. Madia o Serracchiani? In un Paese normale, in un partito normale, il problema non si porrebbe neanche. Perché a nessuno con un QI appena appena sufficiente sarebbe venuto in mente di proporre Serracchiani. Va bene ignorare la meritocrazia, va bene farne una questione di genere e non di competenza e qualità. Però ci sono dei limiti anche al cattivo gusto.

Limiti che, in questo caso, sono stati ampiamente varcati. Serracchiani, da presidente del Friuli Venezia Giulia, è stata talmente disastrosa da dover essere obbligata a non ripresentarsi. E il disgusto per la sua presidenza è stato tale da regalare al candidato leghista più del 57% dei voti a fronte del 26% del povero candidato del centrosinistra che doveva raccogliere l’eredità dei disastri di Serracchiani. Che ora, forte dei brillanti risultati, viene premiata con la candidatura alla guida dei deputati.
Ma le assurdità non si limitano al Pd ed alla politica partitica. In Tv il programma “La canzone misteriosa” ha offerto la scorsa settimana la passerella ad un’attrice di serie B e ad una giornalista televisiva che non han perso l’occasione per spiegare quanto sono brave loro nella lotta per la difesa delle donne e bla bla bla. Banalità assolute condite da autocelebrazioni. Personaggi totalmente inutili.

Poi, però, è arrivata Amanda Lear, una che ha sempre evitato discorsi superflui ma che ha dimostrato, nei fatti, che una donna intelligente e coraggiosa conquista la sua libertà senza farsi problemi. Senza chiedere permesso. Brillante, ironica ed autoironica quanto le altre due erano pesanti, noiose, scontate. Indipendente, di successo, priva di qualsiasi retorica. E con tanti anni sulle spalle ma che non le impediscono di affrontare la vita ridendo. Non sorridendo pudicamente, ma proprio ridendo in faccia al mondo.
Certo, Amanda Lear ha avuto frequentazioni di un certo livello sin dalla giovinezza. E questo aiuta se confrontato con delle poverine che possono vantare un flirt con un attore o una nomina da parte di Mattarella. Ma ciascuno è anche artefice delle proprie relazioni. E se si frequenta Enrico Letta o Dario Franceschini, poi non si può pretendere di essere brillanti ed autoironiche come se si fosse stata una musa ispiratrice di Salvador Dalì.