“Bisogna saper scegliere”. Letizia Moratti esordisce così nel suo nuovo ruolo di futura candidata di Calenda alla elezioni regionali della Lombardia. Sperando, ovviamente, di trovare l’appoggio anche del Pd e della sedicente sinistra estrema. Eppure sino ad inizio settimana proprio Moratti era il braccio destro di Fontana nel governo di centrodestra della Lombardia. Però bisogna saper scegliere. E lady Moratti ha scelto di andarsene da un centrodestra che non l’avrebbe candidata alla presidenza per approdare tra le fila di una sinistra dove i giochi non sono ancora fatti.
D’altronde le idee, le appartenenze sono un fastidioso residuo del passato. Si cambia bandiera come se si cambiassero le mutande. E insieme a bandiera e mutande si cambiano idee, impegni, promesse. Così, pur di conquistare la presidenza lombarda, Moratti è pronta a sposare le tesi di renziani, calendiani, piddini, sorosiani travestiti da +Europa, pentastellati, centri sociali, ambientalisti gretini, sinistri terminali. Il problema, tutt’al più, sarà dei suoi potenziali sostenitori. Mica facile mettere d’accordo Renzi e Letta, Calenda e Conte. Non facile ma neppure impossibile: il fascino delle poltrone permette di superare ogni divisione ideologica.
Però, per conquistare le poltrone, occorre sconfiggere un centrodestra che, in Lombardia, non ha governato in modo entusiasmante. Si ripete il modello che penalizza il centrodestra quando arriva al governo di una città o di una Regione: debolezza nei confronti degli avversari, incapacità di portare avanti il proprio programma, cedevolezza di fronte alle proteste (spesso pretestuose), paura di imporre il proprio pensiero quando non è politicamente corretto. E poi la modestia di parte della squadra di governo.
In compenso il fronte opposto si ritrova a fare i conti con una possibile candidatura di una esponente del centrodestra da collocare alla guida del campo largo della sinistra. E questo perché dai sondaggi emerge una possibilità di vittoria di Moratti in un confronto con Fontana. Mentre i candidati del Pd verrebbero sconfitti da Fontana. Ovviamente i piddini ed i loro compagni di strada evitano accuratamente di interrogarsi sui motivi che li porterebbero ad una nuova sconfitta mentre, candidando Moratti, potrebbero vincere. Un programma demenziale? Candidati ridicoli? Il politicamente corretto ormai insopportabile? Meglio non chiederselo. A costo di affidarsi all’ex pupilla di Berlusconi nonché responsabile di una fallimentare riforma scolastica.