Ci sono locali che piacciono alla gente che piace perché offrono la possibilità di mettersi in mostra, di farsi ammirare dal popolo reverente. E poi ci sono i locali dove anche la gente che piace va semplicemente perché ci si trova bene. Al Pepe, in via della Rocca a Torino, ci si trova bene.
Per il cibo, innanzitutto, perché il Pepe è anche un ristorante. In teoria è soprattutto un ristorante ma, nel corso degli anni, è diventato un punto di incontro dove chiacchierare in libertà bevendo qualcosa di buono, a tutte le ore. In primavera ed estate, anche prima delle ordinanze demenziali del lìder minimo e dei dittatorelli, si può scegliere di utilizzare i tavolini all’ombra degli alberi di piazza Maria Teresa, di fronte al locale, una delle piazze più “intime” di Torino. In caso contrario ci si rifugia nelle due ampie sale del Pepe.
La cucina punta sulla leggerezza. Non perché le porzioni siano di piccole dimensioni, tutt’altro. Ma per la scelta degli ingredienti, per gli abbinamenti. Anche senza scadere nel vegano, che pure ha i suoi estimatori e, dunque, non manca nella carta. Tra il vitello tonnato e l’insalata di seppie e gamberi, tra gli spaghetti di zucchine con pesto di datterini e mandorle ed i caserecci con salsiccia e asparagi, tra il manzo argentino ed il polpo.
Ma la leggerezza è ancor di più la caratteristica del servizio. Tutte persone giovani, carine e gentili. Da far accapponare la pelle alle guardie idiote della rivoluzione. Che, se fossero meno ignoranti, potrebbero pure indignarsi per il nome del locale che non è riferito alla spezia ma a Guglielmo Pepe, la cui statua capeggia ancora (per il momento) nella piazza.
In attesa dei diktat per cambiare nome e servizio, ci si può godere la simpatia di un locale che, nonostante le frequentazioni vip, ha prezzi alla portata di tutti. Perché i ricchissimi calciatori, i ricchi imprenditori, gli attori di prima e seconda fascia, non amano sprecare il proprio denaro. Meglio spenderlo bene, ridendo e scherzando al Pepe.