Il Ministro Luciana Lamorgese, con la supponenza che la distingue al pari della sua incapacità istituzionale, ha dichiarato che i manifestanti senza mascherina sono un pericolo per la sanità pubblica. Si aggrega per parallela e concomitante sfrontatezza il Prefetto di Roma, supportato dal capo della Polizia Gabrielli.
Ora, definiamo innanzitutto le funzioni che le tre figure indicate hanno tradito, supportando invece direttive del Governo che sono semplici atti amministrativi e non decreti legge.
Quando un Ministro dell’Interno diventa il supporter tollerante dell’invasione allogena e si attiva a distribuire clandestini infetti sul tutto il territorio nazionale; quando le prefetture diventano agenzie immobiliari e bandiscono avvisi per il ritrovamento di alloggi per i clandestini distribuiti dall’esilarante ministro; quando la polizia viene distolta dai suoi compiti di investigazione e repressione dei reati per diventare accompagnatrice dei clandestini in cerca dei domicili definiti dalla prefetture e per ordine del ministro, queste tre cariche istituzionali hanno tradito il loro obbligo di difendere i cittadini per trasformarsi in pretoriani del potere.
Il percolo pubblico, a questo punto, diventa la signorina Lamorgese e, a cascata, tutti coloro che accettano passivamente di assecondare delle iniziative non solo discutibili, ma palesemente contrarie alla tutela dell’incolumità del singolo e della sicurezza dell’intera comunità.
Quando, poi, tecnici assoldati dal potere autoreferenziale ed autodefinito continuano a fomentare paure e ossessioni su dati scientificamente manipolati, clinicamente contraffatti e deformati dalla propaganda, questi dovrebbero essere denunciati per procurato allarme, altroché pagati per fare della falsa pandemia uno strumento politico di controllo totalitario.
Potrebbero facilmente scagionarsi e dimostrare che quanto viene sospettato – e che io confermo – sono invece vili e deleteri attacchi populisti, sovranisti ed altri ismi a loro piacimento.
Ma non lo fanno, e allora diventano loro i negazionisti della verità, quando secretano documenti scientifici, quando non danno la parola ad interlocutori non allineati, quando non accettano il confronto pubblico e rigorosamente tecnico.
Così come i soggetti istituzionali indicati dovrebbero occuparsi dei quotidiani stupri, spacci, aggressioni, devastazioni e sbarchi, quelli della sanità dovrebbero interessarsi dei malati oncologici e cardiovascolari, trascurati per stanare un virus che deve essere potenziato negli accertamenti di laboratorio in quanto troppo debole per evidenziarlo.
E diventano anche negazionisti della libertà, che loro condizionano fino alla sua estrema cessazione secondo le equivoche e subdole parole di Giuseppe Conte, per il quale è necessario rinunciare a certi diritti in cambio della sicurezza. Della serie, “O la borsa o la vita”.
Alla fine, se è fondatamente dubbia la violenza del virus, è accertatamente certa la prepotenza dei rappresentanti governativi per il mantenimento del potere illecitamente acquisito.
Il pericolo pubblico è altro
