Nel 2017 il Venezuela stava affrontando una profonda crisi e, in mancanza di carne, il governo di Maduro propose il “piano coniglio“. Un piano che prevedeva l’allevamento da parte delle famiglie di questi animali con il solo scopo di nutrirsene. Tuttavia, la popolazione venezuelana non gradì particolarmente l’imposizione del governo centrale. Come sarà andata a finire questa trovata dopo quattro anni dal suo lancio?
La crisi del Venezuela
Lo Stato sudamericano si stava confrontando con una severa crisi che durava dal 2011. L’inflazione aveva toccato il 720%, facendo schizzare il costo dei prodotti. Inoltre, il prezzo del petrolio, la maggiore fonte di sostentamento del paese, era precipitato ai minimi. La popolazione venezuelana perdeva gradualmente peso, in media 8,7 kg in meno, e in moltissimi stavano facendo la fame. I bambini venezuelani, stando ai dati della Caritas, erano le vittime principali: il 54% presentava deficit nutrizionali, con segni di denutrizione moderata o acuta. La carne di grandi animali scarseggiava, o comunque non era in grado di sfamare tutto il paese. Maduro per risolvere questa tragica situazione si appellò al popolo dicendo “mangiate conigli”, ricordando un po’ Maria Antonietta. Inoltre, richiamando il fatto che un’alimentazione bilanciata sia fondamentale per il mantenimento dello stato di salute psico-fisico dell’individuo.
Il Venezuela approda al piano coniglio
Fu così che il ministro per l’Agricoltura urbana e il presidente Maduro decisero di distribuire in 15 diverse località i malcapitati animaletti, come progetto-pilota. “2.5 kg di carne ognuno”, tuonò il presidente venezuelano, questi sarebbero stati sufficienti per sfamare la popolazione deperita. Una popolazione in fila per ore fuori dai supermercati con gli scaffali totalmente vuoti. I piccoli mammiferi sarebbero stati la soluzione, grazie alla prolificità e al basso costo derivante dal mantenimento. In sostanza, i venezuelani avrebbero potuto sfruttare i conigli arrivando a mangiarne circa una ottantina all’anno.

Le reazioni dei venezuelani
Certamente il governo di Maduro non si sarebbe mai aspettato una reazione simile dai venezuelani. La popolazione si rifiutò di rispondere positivamente al piano coniglio per una questione principalmente culturale. I conigli, infatti, venivano considerati al pari di altri animali domestici come i cani o i gatti e, in quanto tali, non potevano certo essere allevati per poi diventare il pasto principale. I venezuelani a cui erano stati affidati gli sventurati coniglietti si erano affezionati a loro, li tenevano in casa, li chiamavano per nome, come avrebbero potuto ucciderli? Certo il tabù degli animali domestici non esiste solo in Venezuela e sappiamo molto bene che ogni realtà culturale possiede i propri. Dopotutto in molti paesi occidentali la diffusione dei conigli come animali da compagnia è andata crescendo negli ultimi anni.
La replica del governo di Maduro
Dal canto suo il governo centrale non accettò la scusante culturale e non si arrese. Per questo motivo pensò di veicolare in qualunque modo l’immagine del coniglio come pasto e non come animale domestico dolce e carino. Spot televisivi, cartoni animati, qualunque tipo di comunicazione sarebbe stata utile per promuovere l’equazione coniglio uguale fonte di sostentamento. Il piccolo animale era la soluzione necessaria per vincere sulla recessione e sul calo ponderale dei cittadini. Malgrado ciò, le resistenze dei venezuelani si fecero sempre più aspre.
La risposta dell’opposizione al piano coniglio del Venezuela
Gli avversari politici derisero il piano coniglio di Maduro. Il capo dell’opposizione Capriles replicò al piano alimentare proposto dal governo venezuelano definendolo come “non serio”. Tweet come “Davvero volete risolvere il problema della fame con i conigli?” si sono sprecati sui social network. Di conseguenza, con l’opposizione da una parte e la popolazione dall’altra, Maduro si trovò di fronte una situazione tragi-comica e il piano coniglio non fu mai preso sul serio.