..E da domani l’Italia potrà ignorare povertà e bollette, precarietà e 41 bis. Finalmente ci si occuperà solo di ciò che conta davvero: la Festa dell’Unità trasferita sul palco di Sanremo. Una festa costosissima, considerati i mega ingaggi non solo di Amadeus in quota Zelensky e del compagno Morandi. Ma anche quelli di ospiti e co-conduttori. Ecco, basterebbero i cachet per rispondere alla pallavolista che si chiede se valga la pena far nascere un bambino nero in Italia. Mentre lei, in Italia, prende un ricco compenso per salire su un palco dove si dovrebbe far musica. Ma bisogna pagarle la trasferta dal Paese dove viene ricoperta d’oro per giocare a pallavolo.
Il clima, però, è questo. E già ieri il pretino Fazio, a spese degli italiani obbligati a pagare il canone, ha offerto una chiara immagine di pluralismo televisivo. Oltre all’insopportabile ed immancabile Littizzetto, alla trasmissione Rai hanno partecipato Amadeus, Morandi e poi Damilano, Saviano, la vicedirettrice della Busiarda (La Stampa), Burioni (il nemico di Djokovic che, continuando a vincere, continua a dimostrare false le teorie del virologo).
Insomma, mancava solo Elly Schlein ed il quadro sarebbe stato completo. Davvero un’immagine perfetta della complessità della società italiana. In perfetta linea con il voto alle elezioni politiche dove la gauche criquet ha conquistato il 99,9% dei consensi. Dunque perché mai invitare, in una trasmissione del servizio pubblico, qualche rappresentante del rimanente 0,1%?
L’unica giustificazione per Fazio, Amadeus e la Rai è che la destra fluida di governo è impegnata in ben altre battaglie culturali. Tipo difendere Totò e Peppino dopo i casini combinati sul caso 41 bis. Tipo controllare i titoli dei giornali non nemici per protestare contro il “fuoco amico”. Tipo continuare a finanziare le iniziative culturali degli avversari per evitare di confrontarsi con gli intellettuali di “area”.
Tanto tutto questo, da domani, sarà un ricordo. E tutti correranno ad applaudire cantanti che non sanno cantare, sportivi che parlano di politica, folli che vogliono la terza guerra mondiale e pretendono che siano i cittadini italiani a pagarne il costo. Forse è ingiusto paragonare il Festival di Sanremo alla Festa dell’Unità: sul palco del Pci il pluralismo era sicuramente maggiore.