Un post su fb…. Ma tu sempre da queste cose prendi spunto per scrivere? potrebbe chiedere qualcuno… sempre che qualcuno legga queste mie… noterelle.
Beh, gli spunti, le idee vengono così, per caso… dal mondo che ti circonda. E il mondo è fatto, anche, di immagini virtuali. Soprattutto, da un po’ di tempo a questa parte, con una, diciamo così, realtà fisica che è stata ridotta ai minimi termini, e che le strade in cui ti muovi appaiono di un grigiore e una monotonia senza precedenti. In tutta la mia memoria storica.
Dunque, in questo post, di una mia Amica, si vede il Ponte translagunare nelle prime luci dell’alba. Evidentemente fotografato dal treno che va a Venezia. E che è in procinto di arrivare alla Stazione di S. Lucia. Il ponte ferroviario. Quello costruito durante la dominazione austriaca. Ché la Serenissima aveva sempre evitato di collegare la città lagunare con la sua Terraferma. Perché, per secoli, avevano guardato dal Mare verso la Terra. Un’ottica completamente diversa… Poi, appunto, l’Austria, che era potenza terrestre, tellurica, costruì il ponte ferroviario. Dopo, parecchio dopo a dire il vero, venne Mussolini. E pensò al Ponte anche per le auto. E, dicono, chiamò il Miozzi, vecchio sodale di Marinetti, e geniale ingegnere. E, in breve tempo, venne su il Ponte Littorio. Quello che oggi si chiama Ponte della Libertà.
Ma questa non vuole essere una nota storica. E non è neppure mia intenzione ironizzare su altri Ponti fantasma, da molti decenni annunciati periodicamente con toni trionfalistici. E restati sempre nel mondo astratto delle promesse (politiche) non mantenute. E lungi da me, poi, anche solo alludere a Ponti che crollano, nonostante la firma sul progetto di moderne, e strapagate archi-star….
Quella che qui cerco di descrivere è soltanto una… emozione.
Perché, per me, distante da tanti, troppi anni, rivedere la Laguna e il profilo lontano di Venezia da un treno in corsa, è una, indiscutibile, emozione. Che mi riporta con la memoria a quando, io mestrino, andavo al centro storico. Nella Città d’acqua. Spesso per studiare in Marciana. Tra libroni polverosi che nessuno più compulsava da molti decenni. Alla ricerca di dati, note, idee per quella che, di lì a poco, sarebbe diventata la mia Tesi di Laurea… Ma, più spesso ancora, per vagabondare senza meta tra calli e campielli, annusando le atmosfere come un cane su qualche pista di caccia…
Indiscutibilmente, il Ponte di Venezia rappresenta, per me, il ponte della vita. E assume un valore… stavo per dire simbolico. Ma forse sarebbe meglio usare altre parole. Imaginale. Magico.
Perché il Ponte è simbolo, immagine del passaggio. Di una transizione. Lo è da sempre. Nell’Avesta, il Ponte, Chinvatu Peredu, è il passaggio del post mortem. Conduce al Paradiso. Al Giardino di Ahura Mazda, l’archetipo di tutto l’immaginario della salvezza e della beatitudine che ritroviamo, poi, in ebrei, cristiani, islamici… Perché Zarathustra fu il primo – quando? Gli storici si azzuffano sulle date, chi dice trecento anni prima di Alessandro, chi sposta al XVIII secolo… ma Aristotele parla di tremila anni prima di Platone… – a rappresentare il dualismo etico. L’antitesi perenne tra Bene e Male. E il Ponte di questa antitesi è il simbolo.
Chi è vissuto con rettitudine, il giusto, percorre un ponte largo ed agevole. Ma per i malvagi questo si restringe. Sino a divenire una sottile cengia. E allora l’anima precipita nell’abisso di Angra Maniju. L’inferno di fuoco e ghiaccio. Che ancora vediamo tornare nell’immaginario dantesco.
Tutti i ponti esercitano una sorta di suggestione magica. Sopratutto quelli antichi, certo… a Ponte Milvio si dice si possa udire ancora il grido delle legione di Massenzio e di quelle di Costantino. Il suono delle buccine. Il clangore delle spade…. E in qualche notte, attraversarlo potrebbe voler dire un viaggio nel passato. Potrebbe, forse…
Ma anche tanti ponti non storici. Non famosi. Vecchi certo. Ponti di campagna. Sopra torrenti o fiumiciattoli limacciosi. E che sono, però, nella tradizione popolare, legati al Diavolo. Che esige un pedaggio per lasciarti passare. Un pedaggio dal prezzo molto alto…
E poi, c’è il ponte dell’arcobaleno. Che si lascia appena intravvedere dopo la pioggia. Bifrøst nell’Edda. Vigilato da Heimdallr, che perennemente scruta l’orizzonte. Per scorgere la cavalcata sul ponte dei figli di Mùspell, i Giganti del Fuoco. E chiamare alle armi gli Dei e gli eroi. Perché, ormai, sarà Ragnarok. La fine del mondo…
Penso al Ponte di Venezia. Al suo, rapido, transitare dalla terra all’acqua. Da ciò che è solido, stabile, inerte…a quanto, invece, fluisce, fluttua, galleggia e viene trascinato verso una continua deriva…
A quel Ponte che ho attraversato tante volte… in entrambe le direzioni. E che resta lì. Non tanto in un, lontano, luogo fisico. Quanto in uno spazio, o meglio in un anfratto della mia memoria.
2 commenti
Guardando nel passato si vede che i ponti sono sempre serviti ad unire le terre vicine e favorire i commerci.
Attualmente alcuni nuovi partiti, composti da persone inette ed ignoranti e che sono anche diventati Ministri non hanno mai fatto nulla di positivo, anzi vogliono bloccare il progresso economico, pertanto bloccano la costruzione di strade e ponti.
Per questi fannulloni la vita va vissuta con il Reddito di Cittadinanza e la disoccupazione perenne è il loro progetto per fare continuare ad oziare i giovani.
Non è più accettabile che queste iniziative politiche possano proseguire, altrimenti torniamo ad essere allo stesso livello di questi politici incacaci e totalmente inetti.
Guardando nel passato si vede che i ponti sono sempre serviti ad unire le terre vicine e favorire i commerci.
Attualmente alcuni nuovi partiti, composti da persone inette ed ignoranti e che sono anche diventati Ministri non hanno mai fatto nulla di positivo, anzi vogliono bloccare il progresso economico, pertanto bloccano la costruzione di strade e ponti.
Per questi fannulloni la vita va vissuta con il Reddito di Cittadinanza e la disoccupazione perenne è il loro progetto per fare continuare ad oziare i giovani.
Non è più accettabile che queste iniziative politiche possano proseguire, altrimenti torniamo ad essere allo stesso livello di questi politici incacaci e totalmente inetti.
Quando si andrà a votare dovremo scegliere chi ha dimostrato di essere una persona competente e capace di lavorare ed è quindi in grado di favorire lo sviluppo economico.