“Senti papà…”
Stiamo camminando verso scuola. Sono i primi giorni, la scuola è nuova. La strada è nuova. La città è nuova. Quindi…lo accompagno. E poi mi piace questa passeggiata nell’aria fresca del mattino. E mi piace guardare le montagne nell’aurora. È qualcosa che…mi dà respiro. Finalmente.
“Scusa papà…” lo guardo. Usa di rado l’espressione papà. E ancora più di rado dice scusa. È un preadolescente, ormai. Gli anni se ne vanno in fretta.
Dimmi.
“Ma se uno non dormisse mai…” l’espressione è, al solito, corrucciata “Intendo, se non stesse male…se non avesse mai bisogno di dormire…non sarebbe meglio? Non sarebbe come avere un super potere?”
Beh…forse. Ma non sarebbe un grande super potere. Anzi. In qualche modo sarebbe una…maledizione.
“Perché? Noi passiamo a dormire tantissimo tempo, che, invece potremmo utilizzare per fare altre cose. Perché dovrebbe essere una maledizione, e non, invece, una fortuna?”
Già…il ragionamento non fa una grinza. In apparenza. Però è un fatto che gli insonni, tutti gli insonni, non sono mai…felici. Magari nella notte, quando tutti gli altri dormono, fanno tante altre cose…molti poeti e scrittori, anche grandi, lo erano. Dormivano poco o niente. Uno era Montale. Ungaretti, non a caso, lo aveva soprannominato il Gran Sonnambulo… Il più famoso insonne però, è stato certamente Emile Cioran. E se uno lo legge, si accorge di quanto fosse infelice. Le sue opere sono pervase da una, assoluta, disperazione. Una visione disperata dell’esistenza…
Mi accorgo che mi sono lasciato trasportare. Come quando ero in classe. E ho volato troppo…alto.
Mi guarda perplesso. Poi…
“Vabbè…io mica so chi sia questo. Ma non sarà stato tanto infelice solo perché non dormiva. Semmai il contrario… E poi io intendevo il potere di non dormire stando bene…altra cosa…”
Mah…Non dormire perché si è infelici, o essere infelici perché non si dorme? Mi sembra un serpente che si morde la coda. Una corda che si avvolge su se stessa. Perché, vedi, il problema è un altro. Non è questione di stanchezza o di nervosismo. Uno può avere poco o nessun bisogno del sonno (alcuni casi vi sono stati, pochi, ma vi sono), ma se non dorme…beh, gli viene a mancare qualcosa. Di molto importante…
Mi guarda. In silenzio. Ma i suoi occhi, nerissimi, pongono già una domanda. Il problema è come rispondere. Vediamo…
Sai, un tempo, molto lontano ormai, gli uomini erano convinti che, quando si dormiva, solo il corpo restava steso nel letto. L’anima, o come la chiamavano allora, la psichè andava…a fare un viaggio. Verso un’altro mondo. Dove, quando dormiamo, viviamo un’altra vita…
“E dove sarebbe questo mondo, papà? Lontano?”
No, non lontano. In realtà è qui. Coincedente con il nostro. Solo che non lo possiamo vedere, e visitare se non in…sogno. Perché è il mondo dove vive il Popolo del Sogno.
“E chi cavolo sono questi?” sorvolo sul…cavolo. Tanti anni a Roma…era inevitabile che un po’ coatto mi diventasse..
Beh, ne parlano scrittori e filosofi. In greco sopratutto. In un’epoca in cui l’impero di Roma – e questo almeno dovresti averlo studiato – stava declinando. Cominciavano le invasioni dei Barbari. Tutto era incerto. Vi erano poche speranze per il futuro…tutti vivevano preda della paura…
“Un po’ come oggi no? Con sta storia del Covid, e adesso anche della guerra, stanno tutti impanicati…”
Già, proprio come ora. Nei periodi di crisi, quando una civiltà, una società sta crollando, gli uomini perdono ogni sicurezza. La loro vita diventa triste. Sembra solo squallore, dolore. Paura… Ma..
Faccio una pausa.
” Ma? “il volto è attento, concentrato.
Ma, appunto, questi filosofi, questi poeti, ci dicono che nel sonno andiamo presso il Popolo dei sogni del quale parlano miti, leggende…e anche fiabe. E li troviamo fate e folletti. Dei e angeli. E ci accorgiamo che abbiamo un’altra vita. Altre possibilità…
“Scusa papà, ma questo che cambia se, quando ci svegliamo siamo infelici?” bella domanda. E che gli rispondo ora?
Vedi…un grande poeta, forse l’hai sentito nominare si chiamava William Shakespeare – annuisce…consolante, almeno questo.. – ha scritto che siamo fatti della stessa materia dei sogni. Ovvero il nostro corpo è solo una parte di noi. Altro, la mente, la sensibilità, la psichè insomma, appartiene alla dimensione del sogno. E quando, dormendo, vi torniamo, torniamo dal Popolo dei Sogni, allora ci rigeneriamo. È come se venissimo ricaricati. E troviamo la forza per affrontare i problemi della vita quotidiana. Perché nei sogni c’è sempre la speranza. In un futuro…diverso.
Siamo arrivati davanti a scuola. Si ferma e alza lo sguardo. All’orizzonte le Dolomiti del Brenta risplendono della prima neve.
Poi mi guarda
“Forte!” dice. Ed entra dal cancello. Correndo.