Arriva Mike Pompeo e l’Italia si genuflette. In realtà non ci sarebbe stato neppure bisogno della visita, basta un fischio ed i politici italiani scattano. E non soltanto i politici ma anche gli imprenditori. Tutti con lo stesso coraggio di Don Abbondio. D’altronde ci sono portati, non hanno la minima difficoltà ad eseguire gli ordini. Manca loro la benché minima visione strategica, dunque se qualcuno Oltreoceano decide anche per loro, è solo un risparmio di fatica.
Gli Usa trumpiani non vogliono che l’Italia si metta in affari con la Cina. E neanche con l’Iran, meno che mai con la Russia. Solo con gli Stati Uniti ed ai prezzi decisi dagli americani. Il 5G? Mai con Huawei. Ci costerà di più? Pazienza, ai padroni non interessa. In compenso gli Usa possono festeggiare poiché, a differenza di quanto temevano, il porto di Trieste non finirà in mani cinesi.
Evviva! L’imprenditoria italiana alla riscossa! Macché. Il porto passerà sotto il controllo tedesco. Europei, certo. Ma, in teoria, anche gli imprenditori italiani farebbero parte di questa Europa. Solo che, con il braccino corto e la visione inesistente, si è costretti a lasciare il campo a chi sa cosa significa investire. Ovviamente per Trieste la notizia è comunque positiva perché i tedeschi vogliono far crescere il porto, con ricadute economiche per tutto il territorio.
Però la consueta assenza dell’imprenditoria italiana quando si tratta di investire su progetti strategici non rappresenta una garanzia per la ripresa dell’economia nazionale. Perché i prestiti in arrivo dall’Europa devono essere utilizzati in maniera intelligente. Però, per questo, servono idee, coraggio, strategie. Non si può certo pretendere che arrivino da Patuanelli o Gualtieri, dal lìder minimo o da Bellanova. Ma neppure da quegli imprenditori abituati non ad investire ma a richiedere denaro pubblico.