L’Onu ha proclamato il Decennio Internazionale delle Lingue Indigene 2022-2032. Una evidente presa in giro da parte di un’organizzazione che favorisce, in ogni modo, l’omologazione, l’inclusione che uccide le differenze, la cancellazione delle tradizioni che sono alla base della pluralità delle culture. E l’Italia guidata dai nemici degli italiani è in prima linea nel processo di distruzione delle diversità culturali, troppo attenta alle diversità di genere. Un’Italia che vive di lockdown, di green pass, di vairus, di smartworking. Che ha cancellato l’italiano come lingua.
Eppure, in un angolo del Piemonte, c’è ancora qualcuno che si impegna per tutelare lingue diverse dall’inglese. Il “Premio Ostana: scritture in lingua madre” è l’appuntamento con le lingue madri del mondo che ogni anno riunisce a Ostana (CN), borgo occitano ai piedi del Monviso, autori di lingua madre da tutto il mondo per un festival della biodiversità linguistica. Per il secondo anno, la pandemia ha costretto il Premio a riorganizzarsi online, per un’edizione all’insegna del partatge, antico termine in lingua occitana che significa condivisione. L’edizione en partatge offrirà un ricco palinsesto di incontri, da giovedì 3 a sabato 5 giugno – fruibili gratuitamente online sul sito www.premioostana.it – con autori, docenti, poeti, cineasti, artisti, musicisti, studiosi, scrittori da tutto il mondo.
Filo conduttore sarà come sempre la riflessione sui diritti linguistici, con uno sguardo specifico a quali sono le idee e le azioni attualmente al servizio delle lingue madri a livello europeo e mondiale. Dare voce alle lingue indigene significa riflettere sui diritti linguistici ma anche umani, sulla relazione coi cambiamenti climatici, sui diritti e i doveri che riguardano l’abitare un territorio.
Il Premio Ostana, nel corso degli anni, ha dato voce a 44 lingue di tutti i continenti. Tra gli ospiti della XIII edizione: Luci Tapahonso, poetessa Navajo, che dialogherà con Walter Phelps, tra i principali rappresentanti politici del popolo Navajo; “Chi” Suwichan Phattanaphraiwan, famoso attivista Karen, di lingua Pgaz k’Nyau, che racconterà il recupero dell’arpa tradizionale Tehnacu e il suo attivismo ambientale; Jaume Cabré, uno dei pilastri della letteratura catalana contemporanea, in dialogo con la sua traduttrice italiana, Stefania Ciminelli.
E ancora, Pirita Näkkäläjärvi, attivista e politica Sami, in conversazione con l’avvocato Oula-Annti Labba, specialista di diritti linguistici delle popolazioni indigene. Si parlerà di diritti linguistici anche con Davyth Hicks, gallese di lingua madre cornica e specialista in lingue minoritarie, fondatore della ONG europea ELEN (European Language Equality Network), che si confronterà con Oliver Loode, attivista estone esperto nel campo dei diritti umani dei popoli indigeni e direttore del centro URALIC; e poi Maite Puigdevall, docente di Filologia Catalana, racconterà come i migranti imparano il catalano, mentre Macarena Dehnhardt, linguista cilena, parlerà del ruolo della traduzione nel settore pubblico.
Di traduzione letteraria si parlerà con Monica Longobardi e Matteo Rivoira, a partire da “Vautres que m’avetz tuada” (Voi che mi avete uccisa) del noto autore occitano Joan Ganhaire. L’antropologa brasiliana Maria Isabel Lemos offrirà un approfondimento dedicato al capoverdiano e alla situazione linguistica di Capo Verde; l’artista siriano Ammar Obeid, attualmente rifugiato a Berlino, condividerà un modo innovativo per imparare una lingua dall’inconscio; Fabio Chiocchetti, militante ladino, dialogherà con Carlo Zoli, linguista e fondatore di Smallcodes, un gruppo specializzato nello sviluppo di strumenti per le lingue minoritarie.
Spazio anche a musica e cinema, con SHEGA, gruppo musicale che coniuga l’arbëreshe – la lingua parlata dalla minoranza etno-linguistica albanese d’Italia – alla musica indie-pop di respiro contemporaneo; “Bogre. La grande eresia europea”, il film di Fredo Valla sulle tracce di Catari e Bogomìli che sarà al centro di una tavola rotonda con testimoni e protagonisti del film e ancora, in collaborazione con il Babel Film Festival e la Cineteca di Cagliari sarà virtualmente proiettato il film “Capo e croce” di Marco Antonio Pani e Paolo Carboni.
Nel Settecentenario della morte di Dante Alighieri non poteva mancare un omaggio al Poeta e alle sue lingue: le lingue minoritarie e la poesia trobadorica al femminile. Spazio anche a tre emergenti artisti occitani, che affiancano alla difesa della lingua la tutela del Vivente.
1 commento
Interessante. Anche alcune scuole stanno riscoprendo il dialetto e le ballate di Van des Sfroos tramandano tradizione e un’ottima musica, nulla a che fare con le porcherie di un Sanremo seguito solo da chi lo produce e non più simbolo della canzone, tanto meno quella italiana