Capita di rado, ma capita. Ci si avvia, rassegnati, al solito convegno istituzionale che, in questo caso, riguarda il prezzo del gas e dell’energia. Sicuri che sarà la solita passerella di banalità con l’unica eccezione del mancato collegamento con Zelensky. E invece no. Interviene Pauline Watine, Commodity Derivatives Specialist di Unicredit, e spiazza tutti. Spiazza i vertici di Confindustria Piemonte e Confindustria Valle D’Aosta. E spazza via i luoghi comuni sui rincari del gas dovuti alla guerra; le narrazioni giornalistiche lagnose e false; le promesse vuote dei politici; le falsità geopolitiche.
Finalmente un’analisi seria, interessante. Anche illuminante per gli imprenditori che, per costruire un futuro dell’azienda, hanno bisogno del dato di realtà e non di ricostruzioni fantasiose. Watine spegne le illusioni su un ritorno ai prezzi del gas in linea con quelli del 2021 o del prepandemia. E spiega le ragioni del suo realismo. Innanzitutto il gas liquefatto, quando sarà disponibile in misura almeno significativa, continuerà a costare di più perché comporta la liquefazione, il trasporto via nave, la ritrasformazione in gas.
E poi perché la prossima estate vedrà i Paesi europei impegnati a ricostituire le scorte senza più il gas russo che lo scorso anno, per alcuni mesi, aveva continuato ad arrivare prima che gli atlantisti facessero saltare i gasdotti. Dunque la concorrenza spingerà i prezzi verso l’alto. Ma, probabilmente, l’impatto maggiore lo avrà la ripresa dell’economia cinese, collegata alla transizione ecologica. Che sarà anche “sostenibile” ma che comporterà un aumento della domanda di minerali pari a 4 volte i livelli attuali, ma per le terre rare la richiesta aumenterà di 7 volte e di 40 volte per il litio. Con tutto ciò che ne deriva in termini di consumi energetici.
Insomma, l’Europa dei maggiordomi di Biden si è salvata lo scorso anno solo perché Pechino aveva messo in atto la folle politica del Covid zero, chiudendo intere città e bloccando la produzione. Con gli allentamenti delle restrizioni l’economia tornerà a correre, sostenuta anche dal gas e petrolio in arrivo da Mosca. E Pechino – come peraltro Nuova Delhi – pagherà prezzi inferiori a quelli imposti all’Europa dagli “amici” statunitensi. Soprattutto se le forniture russe non dovessero essere sufficienti a soddisfare le necessità asiatiche, scatenando una gara al rialzo dei prezzi pur di ottenere il gas indispensabile.
Certo, avremo il gas fornito dall’Algeria, Paese alleato di Mosca anche se lady Garbatella fa finta di non saperlo. Ma non sarà sufficiente. Ed allora Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, auspica un incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili. Sperando che la siccità non penalizzi l’idroelettrico mentre richiederà tempo far crescere in modo consistente la produzione di energia fotovoltaica ed eolica.
Tempi medio lunghi per qualsiasi strategia si scelga. Mentre le imprese hanno bisogno di investire subito per una transizione ecologica che non può attendere. E qui interviene Unicredit – il convegno a questo serviva – con una serie di proposte rivolte alle aziende per tenere sotto controllo il prezzo dell’energia e consentire di programmare gli investimenti. A partire – sottolinea Tommaso Cassata, Ceo di Asja Ambiente – da quelli immediatamente realizzabili per nuovi impianti eolici e fotovoltaici.