Il rito della pizza è ogni venerdì sera.
Un rito che muta con i tempi.
I miei figli ed io, o con uno di loro a seconda degli spostamenti per ragioni di studio lavoro o altro, protagonisti costanti.
Un tempo la preparavo io stessa, attenta alla lievitazione e sperimentando sempre nuove tecniche di farcitura e cottura.
Ma da un po’ di anni ci ho rinunciato perché una teglia non basta per tre ed ora dovrei riempire il forno di teglie, dal momento che l’appetito nella nostra famiglia è l’unica cosa che non manca mai.
C’è stato il tempo della pizzeria.
Ultimamente restrizioni e stanchezza ci hanno spinto alla consegna a domicilio accanto al caminetto acceso d’inverno o all’ombra del pitosforo d’estate.
Sempre rigorosamente con le lucine colorate fuori, non solo a Natale.
Se siamo insieme è festa.
Ultimamente mia figlia è l’incaricata di fare l’ordine e di andare a ritirare le pizze all’arrivo del rider col suo motorino.
C’è da dire che spesso vinciamo dei buoni pizza.
Si sa, privilegio dei clienti fedeli.
Cartoncino arancione con sole argentato da grattare tipo “gratta e vinci”.
Gratta gratta con la monetina e puoi vincere una bibita, una pizza, un’altra pietanza.
O ritenta sarai più fortunato.
L’ultimo venerdì li avevamo finiti tutti i buoni.
Suona il campanello e mia figlia rientra con le pizze fumanti.
“Sai mamma, ho chiesto al rider se la promozione è finita visto che non ci ha portato il cartoncino arancione.”
“Hai fatto bene”, sorrido divertita e anche un po’ distratta mentre continua la nostra serata.
Il martedì sera successivo torno a casa e come di consueto apro la cassetta della posta.
C’è l’opuscolo della parrocchia per fortuna, non la solita bolletta da salasso.
Ma anche un cartoncino arancione col sole già grattato “hai vinto una pizza” e un numero di cellulare scritto sotto con un pennarello nero.
Sorrido di nuovo.
E fine dell’episodio.
Cosa succederà “lo sapremo solo vivendo”.
Ma in un momento di vita così povero di gioie inaspettate, questo piccolo fuori programma mi sorprende, rallegra e commuove ad un tempo.
Mi ricorda che la vita può essere misteriosa imprevedibile poesia.
E in cuore ringrazio chi agisce perché questo possa accadere sempre, nonostante tutto.
“E come dentro un film un giorno mi verrai a cercare” mi canta nel cuore Luca Barbarossa.