“Le conseguenze della Mole. Il ritorno del commissario Giorgio Paludi” (€uro 14,90 p. 237) pubblicato da Fratelli Frilli Editori, di Fabio Beccacini scrittore, sceneggiatore e tra i fondatori del collettivo di giallisti ToriNoir, è il quinto libro che ha per protagonista il commissario Giorgio Paludi, ma il primo in cui lui si racconta in prima persona, durante un’indagine sofferta e avvincente.
Torino, 2002. In una notte di gennaio stretta nell’abbraccio del freddo, il commissario Paludi riceve un’insolita visita: un prete, Monsignor Azzolini, vuole confessare un omicidio. La confessione però, procede per gradi, conducendo Paludi a percorrere una tormentata Via Crucis, in cui passato e presente si mescolano, riportando in vita il periodo delle case chiuse e del fascismo che s’intreccia in una sinergia diabolica, con un’inchiesta che riguarda gli omicidi di una serie di prostitute avvenuti a Torino negli ultimi anni.
Paludi deve immergersi nei luoghi oscuri di Torino e simultaneamente nei propri, lottando contro i sensi di colpa di un passato che da Genova l’ha seguito fino a Torino e la gioia frammista a dolore della relazione con Martine, una femme fatale con cui ha una relazione dai risvolti pericolosi.
In un turbinio di tensione, circumnavigando la città tra i quartieri residenziali e la periferia, lottando tra vicoli ciechi e verità parzialmente abbozzate, mentre la mano assassina miete vittime spietatamente, rischiando di sfiorare pericolosamente anche Martine, Paludi caparbiamente procede, in una lotta dura e crudele, senza riguardi neanche per se stesso. Paludi affiancato da Azzolini nella veste di Virgilio sempre più tormentato e lacerato, arriverà in un crescendo palpitante di emozioni alla chiusura del caso, in un finale duro e struggente, in cui legge e giustizia, giungono a un inevitabile compromesso.
Beccacini ha cesellato una perfetta sintesi d’indagine poliziesca e d’ indagine interiore, senza sbavature e lacune narrative, grazie a una scrittura agile, tesa, dura ma mai gratuita e senza concedere nulla a espedienti narrativi artificiosi e vellicanti gli istinti più bassi del pubblico. Degna di merito la ricostruzione storica della prostituzione ai tempi del fascismo e il suo collegarsi con quelli attuali, frutto di una ricerca severa e di una documentazione ineccepibile, che dona credibilità alla storia e accentua il piacere della sua lettura.