Un mito a lungo coltivato nella Grecia arcaica. E giunti sino a noi…. quello del ritorno degli Eraclidi. Che, prima o poi, sarebbero giunti dal Nord. Per rivendicare il dominio del Peloponneso. Che spettava loro per legittima discendenza dall’Eroe..
Profezia che sembrò a tutti avverarsi, quando i cavalieri Dori, dalle lunghe lance, calarono da settentrione e presero il Peloponneso. Dando inizio a quella civiltà che culminò, poi, nell’ordinamento politico di Sparta.
Mi piacerebbe poter sapere che faccia fecero i maggiorenti delle città peloponnesiache quando videro arrivare questi… Eraclidi.
Forse restarono sorpresi. Forse non si aspettavano che la profezia si avverasse….
Gli storici, Ecateo, Erodoto e altri, non lo dicono. E noi non lo sapremo mai…
Ogni epoca ha i suoi Eraclidi. Ogni epoca vede improvvisi, e imprevisti, ritorni sulla scena. Naturalmente fatte le debite proporzioni.
E così, domenica scorsa, in pieno voto per Lombardia e Lazio, Lui è ricicciato fuori…. contro ogni aspettativa..
Lui, naturalmente, è Silvio Berlusconi. Che tutti, da tempo, davano per, politicamente, morto. Ormai ombra, o pallido fantasma di ciò che fu…. Leader, per modo di dire, di una Forza Italia dove, palesemente, tutti i maggiorenti pensano a ricollocarsi in un prossimo futuro. Quando il nome del Berlusca non basterà più a garantire quella manciata di voti che permette loro di prendere lo stipendio da deputato. E di occupare qualche posto al governo.
Leader che non conta che come il due di coppe quando la briscola sta a bastoni.
E poi, presidente del Monza. Che promette un autobus di pu***ne ai giocatori in caso di vittoria… lontani, anche qui, i fasti internazionali di Gullit, Van Basten e compagni in maglia rossonera…
Insomma, una (triste) macchietta. E un triste, e solitario, finale.
E invece ecco che domenica salta fuori. E spara a zero contro l’affettuoso incontro tra Giorgia Meloni e “quel Signore”. Come chiama, con palese disprezzo, Zelensky. Prende pubblicamente le distanze dalle forniture di armi all’Ucraina. Si dissocia dall’appiattimento sulle politiche di Washington. Difende le buone ragioni di Putin.
Una bomba. Anche se ben poco enfatizzata dai grandi Media.
E allora, perché? Si dirà che nulla ha influito sul voto in corso… che FI è sempre in costante declino… che Tajani – altro pseudo-delfino destinato, come tutti i precedenti, a fare la fine del tonno – si è affrettato, dalla Farnesina, a rompere il suo mutismo. Confermando con voce stentorea l’appoggio a Zelensky (quel Signore, appunto) e la fedeltà Atlantica….
Ma lui, il Silvio Eraclide, pur nel declino ha lo sguardo lungo. Gli importa poco del voto attuale. Guarda alla maggioranza – assoluta questa – degli italiani che a votare non ci è andata. E non ci andrà più nel futuro, perché non si sente rappresentata da nessun partito.
E poi sa bene che questa politica estera, in assoluta continuità da Draghi alla Meloni, per l’economia italiana è un suicidio. E implica la perdita definitiva del ruolo geopolitico del nostro paese nel Mediterraneo. Uno scadimento iniziato con la, cosiddetta, Terza Repubblica, e che ha tradito i nostri interessi strategici tradizionali. Ancora portati avanti da Craxi e Andreotti nella loro ultima, e sfortunata, stagione.
Lui, il Silvio, a riprendere quella strategia ci aveva provato. Con Pratica di Mare, poi cercando di bilanciare con l’appoggio a Washington in Iraq, la sponda offerta (unico leader occidentale) a Putin sulla questione della Georgia.
Ci ha provato, naturalmente, a modo suo. Con i suoi guizzi di genio, e le sue cadute di stile. Gli è andata male. È arrivato il caso Ruby, e, improvvisamente, la magistratura e i Media hanno scoperto un “vizietto” di cui mai aveva fatto mistero. Anzi.
E lì sembrava finito.
Ma ora… è tornato. A gamba tesa. E anche se, per ora, si fa finta di nulla, ha creato un problema non da poco. Al governo e non solo.
Quando si uscirà dalla sbornia di Sanremo e dai, frusti, commenti alle elezioni regionali, cominceremo ad accorgercene.