Tra le curiosità reperibili in rete, è stato possibile imbattersi nella notizia riguardo l’uscita di un album antologico delle “Chiffons” ovvero “Honolulu vibes”.
Le Chiffons sono un quartetto vocale – femminile – soul afroamericano. Attivo negli anni ‘60/’70 del secolo scorso. In tutto una ventina di brani. Senz’altro orecchiabili seppur datati con qualche riproposizione di “standard” di quel genere. Quasi sempre poco oltre la durata fatidica dei due minuti.
E tra tutti non poteva certo mancare la famigerata “He’s so fine”. Brano per loro composto da Ronnie Mack nel 1963. Il quale arrivo sì ai vertici delle classifiche americane per quattro settimane. Ma che deve la sua notorietà a ben altro. Cioè alla causa di plagio intentata dagli eredi dell’autore nei confronti di George Harrison per la sua “My sweet lord”. L’occasione era troppo ghiotta. Visto che quest’ultima era schizzata al n.1 in classifica a livello pressoché globale.
Ed in effetti fatto salvo il ritornello – nella versione dell’ex beatle non c’è – il famosissimo “riff” di chitarra slide e il testo prettamente religioso con spiccata propensione per l’Induismo, il motivo è proprio identico.
Il geniale chitarrista/compositore disse sempre di essersi ispirato alla tradizionale “Oh happy day”. Anche se successivamente in un’intervista John Lennon dichiarò come egli fosse perfettamente al corrente della somiglianza fin dall’inizio. Anche perché buona parte dei pezzi contenuti nello straordinario album triplo “All things must pass” avevano visto la luce prima dello scioglimento dei “Beatles”.
In ogni caso la “querelle” durò un lustro. Ed alla fine il buon George fu condannato al risarcimento per “plagio inconsapevole”. In più si accollò l’acquisto dei diritti della succitata “He’s so fine” nonché delle edizioni “Bright Tunes”. Fa specie come il tutto fosse già in mano dello “squalo” Allen Klein. Un fenomeno che è stato in grado – durante la sua carriera – di spremere come limoni sia il quartetto di Liverpool che i “Rolling Stones”.
Rimanendo in tema, va ricordato un altro caso clamoroso di plagio. Questa volta italianissimo. Il compianto Ivan Graziani, con la sua “Agnese” scivolò nell’esatta fotocopia di “A groovy kind of love”. Brano già proposto in italiano dai “Camaleonti” nel 1967 con il titolo “Non c’è più nessuno”. Poi ripreso con un ottima cover, naturalmente in lingua originale e ottimo successo, da Phil Collins sul finire degli anni ’80.
Ironia della sorte. Il verso iniziale “Se la mia chitarra piange dolcemente” era proprio ispirato a “While my guitar gently weeps”. Di George Harrison.