La “strana” guerra continua ad essere sempre più strana. E, paradossalmente, proprio perché, ogni giorno di più, appare una guerra di posizione. Una guerra vecchia, quasi antica. Di cui si credeva perduto, e dimenticato, lo stampo.
E invece, da mesi, va avanti così. Attacchi e contrattacchi. Spallate, con sanguinoso dispendio di uomini e mezzi, per conquistare pochi chilometri, a volte pochi metri. Che, per lo più, vengono subito perduti. Abbandonati per l’impossibilità di resistere sotto il fuoco delle artiglierie e, soprattutto, sotto gli attacchi aerei.
La strategia dell’Afu, delle forze armate ucraine, ci riporta con la memoria alla Grande Guerra. Alle spallate di Cadorna sull’Isonzo. Che sono passate alla storia come un esempio di stupidità militare.
In “Un anno sull’altipiano” Emilio Lussu ha descritto perfettamente l’assurdità di una guerra di questo tipo. Un tritacarne, per altro inconcludente.
Ancora più inconcludente, e assurdo, oggi. Quando l’esercito ucraino va, letteralmente, al macello da oltre un mese. Senza alcun risultato. E neppure la speranza di poterne conseguire uno. Perché il dominio russo dello spazio aereo rende vano ogni assalto. Come quello del 27 scorso. Duecento carri Leopard e Bradley lanciati inutilmente per conquistare pochi chilometri. Subito perduti, con gravi danni. Oltre duecento morti e più di venti carri distrutti. Le perdite russe contenute. Meno di venti uomini.
Una strategia, quella dell’AFU, assurda. Non che quella russa sia particolarmente intelligente. Ma è funzionale. Se ne stanno arroccati, e macinano più forze ucraine possibile. Una guerra di consunzione. Un tritacarne, appunto.
Zelenski sta mandando al macello intere generazioni. Spesso arruolate a forza. Ed è un suicidio che serve solo ad accontentare i suoi protettori, dimostrando che l’Ucraina è viva e combatte. Il flusso di armi, e soprattutto di soldi, dipende da questo. E l’élite di Kiev cerca di sfruttarlo il più possibile. Il resto, i morti, la distruzione di un popolo, non conta.
È una guerra vecchia. E, come dicevo, sempre più assurda e stupida sotto il profilo militare. I conflitti del secondo Novecento, in parte quelli della Seconda Guerra mondiale ci avevano abituato a strategie ben diverse. Non meno sanguinose, ma più raffinate e mirate. Blitz, Shock and Awe… la guerra in Ucraina, soprattutto in questi ultimi mesi, ha riportato indietro le lancette.
Una guerra di logoramento. Quella che, alla fin fine, vogliono alla Casa Bianca e al Pentagono. Perché nessuno, neppure Joe Biden e il suo amichetto inmaginario, può davvero pensare che Kiev possa vincere. Ma quello che conta è che logori il più possibile la Russia. Perché di logoramento in logoramento si pensa di fiaccarne un po’ alla volta la forza. Oggi l’Ucraina, domani la Georgia…. poi chissà?
Non conta il prezzo da pagare in vite e distruzione di interi paesi. Tanto a pagare sono sempre altri. E negli States non tornano ragazzi americani in sacchi di plastica. Come ai tempi del Vietnam.
Quell’errore non verrà ripetuto.
Cadorna è restato nella memoria come paradigma del modo più ottuso, e stupido, di condurre una guerra.
Oggi, però, sembra essere l’ispiratore degli strateghi ucraini. E, soprattutto, di coloro che li dirigono da lontano.
Una guerra stupidamente e inutilmente sanguinosa… ma che serve alla politica.