Non vi accontentate di un gelato per 4 ore di lavoro al giorno? Ma allora non avete voglia di lavorare! Finalmente i neo atlantisti di Fdi prendono posizione e chiariscono il loro programma economico in caso di successo elettorale. Altro che salario minimo, tutela del reddito famigliare, capacità di acquisto. Basta con questo retaggio sessantottesco. Ed a indicare la rotta, questa volta, non è il solito Lollobrigida. Anche perché per pronunciarsi attende il parere di Confindustria. No, questa volta è nientepopodimenoche Hoara Borselli, grande firma del quotidiano di area Il Secolo d’Italia.
La paladina dei diritti dei giovani lavoratori assicura di aver lavorato d’estate, a 15 anni, in un bar per 4 ore al giorno. E di venire pagata con un gelato. A volte persino con delle patatine. Evidentemente i padroni erano molto generosi. Al di là della credibilità o meno del racconto – una sua compagna di scuola dell’epoca sostiene che sia tutto falso – ciò che è più interessante è il commento finale della intellettuale del nuovo corso meloniano: “Sacrificio e fame. Credo sia ciò che manca oggi”.
Beh, almeno è stata onesta. Almeno ha chiarito le conseguenze di politica economica dell’abbraccio atlantista. Se 4 ore valgono un gelato, per 8 ore si potrebbe persino ricevere una mela e due noci. Si sciala, con il nuovo corso atlantista. E, a questo punto, diventa una ingrata snob e pretenziosa la ragazza che ha rifiutato ben 280 euro al mese per lavorare solo 10 ore al giorno per sei giorni la settimana. Sentendosi dire, dopo il rifiuto, che i giovani d’oggi non hanno voglia di lavorare.
Magari i grandi economisti racchiusi all’interno del grande raccordo anulare di Roma potrebbero spiegare come si fa, con 280 euro al mese, ad acquistare un alloggio a Milano anche piccolo, con prezzi che partono da 280mila euro. Quanti gelati e patatine occorrono per pagare un affitto anche di un monolocale?
Poi, però, Hoara Borselli ed i suoi sodali si stupiscono se gli italiani non vanno più a votare. Si stupiscono se tutte le grandi città italiane (Roma, Milano, Torino e Napoli) hanno sindaci di sinistra. Ovviamente nessuno pretende che la grande giornalista del Secolo d’Italia rilanci cogestione, socializzazione, corporativismo. Sempre che abbia una vaga idea di cosa si tratti. Però un elogio così entusiasta dello sfruttamento assoluto appare un po’ eccessivo.
Anche se fa capire tante cose. No al salario minimo e sì al taglio del cuneo fiscale. Il mancato gettito può essere recuperato con nuove tasse (ovviamente no) o con una riduzione dei servizi, dalla sanità al trasporto pubblico, dalla scuola alla sicurezza. Scelta perfetta, perché con un gelato e due patatine si può ottenere un’operazione chirurgica in clinica, si può viaggiare in taxi, si può mandare in un collegio privato un figlio. Concepito sotto un ponte, perché la casa, in cambio di un gelato, non la vende nessuno.