Al Salone del libro di Torino oggi è tempo di eroi. No, non quelli fasulli, creati dai media di regime. Non quelli trasformati da modesti plagiatori in grandi romanzieri grazie ad ospitate in ogni trasmissione televisiva. Non quelli che pontificano su tutto, dal Papa a Putin, dalla musica alla pittura, salvo ammutolire improvvisamente quando devono commentare una caduta di stile di un membro del loro Circo mediatico, della loro compagnia di giro.
No, oggi si parla di eroi veri. Eroi che hanno sacrificato la vita per la cultura. Alle 16,15, nella Sala Granata del Lingotto Fiere, si parlerà del Premio dedicato a Khaled al Assad, il grande e coraggioso archeologo siriano che si occupava degli scavi e della conservazione di Palmira e che, proprio per questo, venne assassinato dall’Isis.
A ricordarlo ci sarà anche il nipote di Al Assad. Grazie ad una iniziativa voluta da H.Opes (Humanae Opes Foundation presieduta da Marcello De Angelis) in collaborazione con l’assessorato alla Cooperazione internazionale della Regione Piemonte, guidato da Maurizio Marrone.
È la dimostrazione che, persino in un Salone caratterizzato dal pensiero unico obbligatorio, è possibile conquistare spazi per l’intelligenza, per la premiazione del coraggio, per la difesa di ciò che davvero merita di essere difeso. Spazio per la cultura “alta”, non solo per le pecore in coda in attesa di un selfie con il personaggio televisivo del momento. E pazienza se non ha mai letto un libro. Tanto il Salone degli amici degli amici è interessato a ben altro che la letteratura, l’arte, la cultura in genere.
Il gregge pascola mentre qualche casa editrice tenta operazioni in controtendenza. Tenta persino di occuparsi di libri, discute di testi, propone idee ed analisi nuove. Fuori dai circuiti delle feste e delle presentazioni ufficiali del Salone. Ed anche questo, in fondo, è un esempio di eroismo. Fortunatamente non portato alle estreme conseguenze.