Dum Romae consulitur.. I romani, quelli veri, non avevano a che fare con i cinesi. E quelli di oggi non hanno imparato nulla. Ma non solo loro. Così, mentre gli Enrico Letta di turno si baloccavano con il Ddl Zan e simili sciocchezze, Xi Jinping si dedicava a spiegare al mondo intero che questo sarà il secolo cinese.
Suscitando timori, preoccupazioni, dubbi. Eppure la crescita di Pechino era, da tempo, evidente per tutti. Crescita economica, espansione in Africa, e poi in America Latina, in Asia centrale, in Russia.

Indubbiamente è più comodo lamentarsi piuttosto di fare qualcosa per competere. La Cina investiva in Africa e l’Europa scippavava agli africani i giovani più promettenti, più preparati. Certo, non l’Italia che importava braccia e schiavi, in collaborazione con le Ong.
La Cina investiva in America Latina mentre l’Europa si impegnava in attività di onanismo intellettuale per valutare i comportamenti dei vari leader sudamericani.
La Cina investiva in Russia e l’Europa varava le sanzioni contro Mosca.
Ma Pechino investiva nella ricerca, nelle nuove tecnologie, negli studi storici e filosofici. L’Italia si dedicava ai colori delle bandiere arcobaleno. Per poi stupirsi se la Cina ci sorpassava in ogni campo.
Pechino riscopriva il nazionalismo Han, l’Italia puntava sull’invasione per eliminare ogni senso di appartenenza.
Xi ovviamente doveva galvanizzare il suo popolo in occasione del centenario del partito comunista. Ma le prospettive di un secolo cinese ci sono tutte. Anche perché l’Europa non fa nulla per crescere e gli Stati Uniti hanno una mentalità che li porta a farsi odiare laddove intervengono.