Tre assalti in 10 giorni, a Torino, ai banchetti di Aliud, gruppo giovanile vicino a Fratelli d’Italia. Tre assalti e tutto tace. Con la coraggiosa eccezione di Igor Boni, teoricamente uno dei candidati per le misteriose primarie del Pd, che ha condannato gli episodi di violenza. Ma le istituzioni sono rimaste mute. Silenzio di tomba da parte dei responsabili delle truppe di Lamorgese, schierate per colpire chi osa respirare senza mascherina, mica per contrastare chi assalta gli avversari politici. Silenzio, soprattutto, dal sindaco Appendino che ha risolto tutto con un rapido tweet di solidarietà. E certo non è il silenzio degli innocenti.

Si è dimenticata, la prima cittadina, di essere teoricamente il sindaco di tutti i torinesi e non solo di quelli che viaggiano in monopattino a 20 km orari intasando il traffico. Ma è così faticoso andare al di là della contemplazione del proprio ombelico. Anche il sindaco dispone di forze di polizia locale, ma sono già impegnate a far la guerra agli automobilisti, mica possono occuparsi di garantire il diritto di espressione a chi non è un fan di Lapietra e osa persino schierarsi contro Sua Divinità Draghi.

Però bisogna ammettere che il Sottosistema Torino è all’avanguardia, almeno nella repressione. Perché comportarsi come il governo golpista del Myanmar o come il governo olandese contro le proteste a favore della libertà, quando è sufficiente lasciare campo libero ai soliti delinquenti protetti dal sistema per mettere a tacere gli avversari? Si risparmia fatica.
E poi basta con questa libertà di espressione. Il pensiero unico obbligatorio non può tollerare idee differenti. L’Università – sì, proprio quella cosa strana che dovrebbe essere il luogo di incontro e di confronto tra idee differenti, uno spazio di libertà – ha deciso che negli esami a distanza gli studenti devono eliminare dalle proprie stanze ogni simbolo religioso. Il prossimo passaggio prevederà anche il divieto di esporre bandiere delle squadre di calcio non approvate dall’apposita commissione.