Se La Busiarda si spaventa e comincia a flirtare con Giorgetti; se lo stesso Giorgetti, insieme a Damilano, partecipa ad una cena di quelli che sono considerati i “poteri forti” di Torino, con la benedizione di Enrico Salza (benché il grande vecchio subalpino sostenga ufficialmente il piddino Lo Russo); beh, allora vuol dire che l’idea di un successo di Damilano e del centrodestra cominci a farsi strada tra gli esponenti di quello che fu il Sistema Torino.
Il che, ovviamente, non significa che le paure dell’oligarchia subalpina si trasformino automaticamente in voti. Anche perché se lorsignori fossero stati solo un briciolo lungimiranti, la città non sarebbe precipitata nella crisi in cui versa. Però il segnale resta. Come resta il segnale della simpatia con cui, il mondo dei commercianti e degli artigiani torinesi accoglie Marzia Casolati, di fatto la candidata della Lega che rappresenta la categoria.
Persino il nervosismo che caratterizza la campagna elettorale all’interno dei singoli partiti della coalizione di centrodestra può essere interpretato come un segnale di crescente convinzione riguardo ad un possibile successo dello schieramento. Si litiga, si sgomita per una preferenza in più nella speranza che possa servire per un posto di rilievo nella futura compagine che guiderà Torino.
D’altronde al termine di ogni campagna elettorale tutti si sentono potenziali vincitori. Non solo i partiti ma anche i singoli candidati che si attendo dalle urne la conferenza delle migliaia di preferenze promesse da amici e parenti. Salvo poi ritrovarsi, alla proclamazione dei risultati, con una decina di consensi personali.
Al di là di quello che sarà il risultato del confronto tra Damilano e Lo Russo, sarà divertente nella notte di lunedì, assistere alle prime rese dei conti all’interno delle coalizioni e poi all’interno dei singoli partiti. Le correnti, che ufficialmente non esistono, hanno dato il peggio di sé in questi ultimi mesi. Sono nate alleanze interne durate l’espace d’un matin, sono morte amicizie che si credevano imperiture, ex nemici si sono ritrovati a correre insieme con abbinamenti improbabili.
“Chi sta con chi?” è diventata la domanda che, ogni giorno, aveva una risposta diversa. Una realtà trasversale che spiega in parte la ricerca spasmodica di candidati civici. Come se la società civile avesse da offrire grandi esempi virtuosi. Ma bisogna far fuoco con la legna che si ha. Compresa quella che fa tanto fumo ma brucia male.