Beh, dovremmo, ormai, essere in Carnevale. Che, certo, raggiunge in genere il suo culmine fra fine Febbraio e inizio Marzo. A seconda di come, ogni anno, cade la Pasqua, che si calcola sulle lune e quindi, alta o basta, i giorni “grassi”, e poi il Mercoledì delle Ceneri, variano anche loro. A volte slittano in avanti. E, ad esempio, quest’anno le Ceneri, ed il Memento Mori cadranno il 2 di Marzo. E quindi Martedì 1 sarà l’ultima sera di Carnovale. Per usare il titolo di un capolavoro di Goldoni. Il suo capolavoro melanconico. Anche perché, quando finisce il Carnevale, la malinconia prende il sopravvento…
Comunque, ormai, a metà Gennaio, il Carnevale dovrebbe già essere cominciato. Dopo l’Epifania, secondo tradizione. Che tutte le feste…bla, bla bla..
E, in effetti, nei forni e nelle pasticcerie qualcosa fa capolino. Ad esempio le frappe, che sarebbero, qui, un po’ come i nostri, veneziani, galani. Solo più spessi. Meno ariosi. E poi i primi bignè di San Giuseppe, che proprio per il carnevale non sarebbero, ma che sono, siamo sinceri, una gioia per gli occhi. E una delizia per il palato. E le castagnole. Per esempio, oggi, ad un forno, ho comprato dei pasticcini di frolla con cioccolato e marmellata, decorati con confettini di zucchero colorati. A forma di maschere. Maschere da Arlecchino o Brighella, non…altre. Ritengo doveroso precisare.
Comunque, a parte questo, altri segni del Carnevale non si intravedono. Certo, Roma non è propriamente famosa per le sue feste carnascialesche. Non è Milano o Putignano. Non è Venezia, o Viareggio… E neppure Verona col suo Re del Gnocco. Secoli di governo papale, e poi il grigiore della burocrazia italiana. Anche se è giusto dire che la seconda ha inciso ben più della prima. Perché i Papi avevano il buon senso (politico) di lasciare sfogare una volta l’anno gli umori della plebe urbana. E un suo Carnevale la Roma papalina, a Trastevere e Borgo, ce l’aveva. Popolato da figure e figuri come Meo Patacca. O il, leggendario, Marchese del Grillo…
Nella Roma dei burocrati questo è andato perduto. Insieme a molto, troppo altro… Oggi, poi, in questa città di pensionati e dipendenti pubblici, l’unico Carnevale è questa farsa di cattiva lega. Cui però, tutti o quasi partecipano. Negando anche ai bambini le festine. E un po’ di allegria. Perché potrebbe minacciare la sicurezza dei nonni. Che se si dovessero beccare il contagio…beh potrebbero non riuscire a campare sull’INPS per oltre il doppio della loro vita “lavorativa”…
Quindi nessun Carnevale qui a Roma e immensa periferia suburbana. Niente coriandoli o stelle filanti. Niente di niente
Certo, è solo metà Gennaio…ma il buongiorno si vede dal mattino.
Mi piacerebbe sapere che ne pensa… il sor Pietro. Pietro da Arezzo, o più comunemente, Pietro l’Aretino. Che sempre celò i propri Natali, limitandosi a dire d’esser figlio di Cortigiana. Che è un po’ come vantarsi d’avere la mamma p…. Cosa che non sappiamo se vera o millantata, ché il nostro fu molte cose, come letterato e poeta e commediografo… Anche poeta religioso e, tra l’altro, forse l’inventore della moderna critica d’arte. Insomma uno degli ingegni più eclettici, versatili e dispersivi di quel ‘500 che di geni e pazzi non fu, certo, secolo avaro… Tuttavia, quello che l’ Aretino più amava era parlare di Cortigiane e del loro mestiere antico. E, ovviamente, dell’eros.
Tant’è che da Roma, dove era poeta religioso alla corte del Papa, sembra sia stato espulso proprio per certi suoi Sonetti Lussuriosi….
Ora, io non ho alcuna simpatia pnr certi pontefici bigotti – il fiammingo Alessandro VI che lo espulse una prima volta da Roma per le, famigerate, Pasquinate (ne parlerò altra volta, mi sa tanto…) – però, ad esser sincero, che altro Papa abbia poi messo all’indice i suoi Sonetti, corredati da incisioni del Raimondi, su disegni di Giulio Romano…beh mi sembra abbastanza normale. Soprattutto se leggo versi come questi : “Apri le cosce acciò ch’io vegga bene / lo tuo bel cul e la tua potta in viso…” e questo è ancora niente. C’è ben di peggio. O di meglio, a seconda dei punti di vista.
Comunque il sor Pietro dovette lasciare Roma in fretta e furia. Quando il Papa prendeva cappello… Al suo amico Giulio Romano andò, se non ricordo male, alquanto peggio. Castel Sant’Angelo non era proprio un ameno luogo di villeggiatura.
Poi l’Aretino, trascorso un periodo con il suo amico Giovanni dalle Bande Nere – il Medici capitano di ventura, che gli morì fra le braccia – si stabilì a Venezia. Che era città ben più libera. E sopratutto libertina. E qui… ci visse come un topo nel firmaggio… Ma queste sono altre storie. Carnevale è lungo. E mica mi posso bruciare tutti i temi…
Comunque, mi piacerebbe proprio incontrarlo oggi il sor Pietro. Lui che si divertiva a scherzare col fuoco e a sbertucciare Papi e Cardinali. E fargli vedere come sia ridotta oggi Roma. E l’Italia tutta. E come si sia ridotto oggi il Carnevale…. Altro che Pasquinate e invettive, di cui fu indiscusso maestro, ne caverebbe fuori…