Nelle brume di questo freddo inverno in cui i caffè aprono ad intermittenza, lasciando le conversazoni a metà ed i concetti sospesi nell’aroma ormai volatilizzato di una cioccolata, pare che la bella città di Torino sia a corto di idee e quindi sia stata relegata al 45 esimo posto delle provincie italiane per offerta culturale.
C’è il Covid , s’intenda, ma prima non c’era e in un prossimo futuro, speriamo, non ci sarà, inoltre la pandemia è per sua natura mondiale, quindi è così per tutti per Roma, come per Trieste, e non c’è giustificazione perchè una città che vorrebbe essere Regina della cultura di ogni tempo e di ogni luogo e che si vuole candidare a capitale della Cultura europea 2033, si trovi relegata in un posto così basso.

Non stupisce, si è perso lo sprint, si è persa l’anima ed, inoltre, buona parte dei cosiddetti ideatori, creatori, operatori culturali indossano la giacca sbagliata, ma non è solo questo a contraddistinguere la cappa di immobilismo che grava sulla città dei bandi. Un esempio: è di pochi giorni fa la polemica dell’offerta fatta da una azienda informatica di dare gratuitamente alla città una targa qr-code da apporre sui beni Unesco presenti sul territorio cittadino, uno strumento per far conoscere ai viaggiatori il patrimonio presente in città che ad oggi non è indicato. Già, a Torino non sono segnalati i beni Unesco, cosa vuoi che sia, un’ inutile bazzecola farti sapere che stai guardando un pezzo di Patrimonio dell’Umanità.

Ferma la risposta della città, No, non vi vogliamo, né vi agevoliamo, dovete partecipare al bando di Co-city.
E’ qui, in questo piccolo passaggio che sta tutta la mancanza di respiro, di progettualità della città la cui amministrazione è a fine corsa. Gli strumenti di accesso alle risorse, strutturati per essere destinati a pochi, hanno penalizzato la vitalità e la creatività, vediamo un sistema che ha smesso di funzionare quando i burattinai sono diventati i 5 stelle, e che non ha visto sostituiti gli attori che hanno gestito per decenni la cultura.
Oggi ci sono solo rovine, contenitori vuoti di idee e prospettive. La Regione stessa è blindata dalla normativa in ambito culturale dall’amministrazione precedente che consente solo a determinate realtà, con precisissime caratteristiche, di lavorare.
Quindi non possiamo stupirci di essere al 45 esimo posto.

Epperò in questo inverno di germinazione quante piccole grandi iniziative si stanno sviluppando e si sono realizzate: l’allestimento in memoria di Yukio Mishima di Angelo Barile al Parco Dora, incontri e presentazioni carbonari prodomi, ce lo auguriamo, di una nuova stagione culturale in cui possano trovare spazio nuovi attori e nuovi pensieri, fuori dalla dittatura di bandi e normative squilibrate e predisposte per un signor “ ad hoc” stanco pure lui di tutta questa depressione.
La cultura, in ogni suo settore teatro editoria cinema, muore senza il confronto ed il dibattito e con essa muore poco alla volta l’anima. Il sottosistema Torino era potente, ma senza nuova linfa sta distruggendo se stesso e tutto quello che era stato costruito negli anni.