Le videoconferenze – o comunque le si voglia definire in inglese – hanno alcuni pregi. Consentono di ridurre drasticamente i costi, evitando trasferte, soggiorni in hotel, perdita di tempo di lavoro. Permettono di raggiungere un pubblico diffuso capillarmente su un territorio teoricamente mondiale, invece di dover organizzare una infinità di convegni in presenza per portare il Verbo in ogni luogo. Ma, soprattutto, hanno il pregio dei fuorionda.

Quando, nei minuti che precedono il collegamento ufficiale, i relatori possono raccontarsi non solo i rispettivi nuovi amori, l’insorgere di dolori articolari, la scoperta di ristoranti consigliabili, ma possono soffermarsi sulla situazione sociale e politica delle città in cui vivono. Possono, ad esempio, raccontare la disastrosa situazione del centrodestra milanese o di quello romano.
C’è solo l’imbarazzo della scelta. Perché è curioso che uno schieramento che – sulla base dei sondaggi – avrebbe i numeri per governare con una maggioranza netta, non sia in grado di esprimere un candidato credibile nelle due principali città italiane. Dopo aver guidato Milano con Letizia Moratti, il centrodestra locale non è riuscito a formare una classe politica almeno decorosa. In grado di approfittare dei tanti errori di Pisapia prima e di Sala dopo. Ma per approfittarne bisognava essere in grado di capirli, gli errori altrui. Bisognava far crescere politici dotati di capacità, competenze, professionalità. O, perlomeno, di un briciolo di simpatia (anche finta). Macché.

A Roma non è andata meglio dopo la tutt’altro che entusiasmante esperienza di Alemanno sindaco. Scarso nella gestione della città, pessimo nella gestione dei rapporti umani. Perfettamente in linea, d’altronde, con i comportamenti di Polverini. Anche nel Lazio, come in Lombardia, si è accuratamente evitato di far crescere una nuova classe dirigente. Con le medesime motivazioni: non si doveva far ombra ai “colonnelli” che, in realtà, erano bravissimi a farsi ombra da soli persino in mancanza di sole.

Così le due grandi città, teoricamente contendibilissime, verranno consegnate alla sinistra. Ed a fianco di candidati modesti si prospettano anche liste di partito con nomi non entusiasmanti. Ma non saranno solo Roma e Milano ad evidenziare che il voto locale punisce arroganza e pressappochismo. Anche Napoli verrà consegnata alla sinistra nonostante i disastri di De Magistris. E dal momento che la sinistra, con sondaggi pessimi anche sommando i pentapoltronati, non ha la minima voglia di andare al voto per rinnovare il parlamento, potrà utilizzare la vittoria nelle grandi città per legittimarsi e per far approvare dalle Camere anche i provvedimenti più controversi.
Inutile illudersi che una simile prospettiva faccia rinsavire i vari cerchi magici dei partiti e partitini del centrodestra.