Se la destra italiana fosse meno peggio di quella che è, non avrebbe sostenuto Trump in maniera acritica, come invece ha fatto. Non avrebbe sostenuto qualsiasi presidente americano, come ha sempre fatto. Non avrebbe accettato di fare da stampella a politiche Usa che sono sempre state -Dem o Repubblicani non cambia nulla – profondamente anti italiane ed anti europee. Perlomeno, se fosse meno peggio, ora imparerebbe la lezione della fine del proprio mito americano.

Con la pagliacciata a Capitol Hill, Trump ha permesso ai suoi avversari di far dimenticare 4 anni senza guerre, la riduzione della disoccupazione. Ha permesso ai giornalisti, a partire da quelli italiani, di indignarsi perché 4 morti bianchi sono troppo pochi.
Ma sarà molto più difficile far capire ai vertici delle destre italiane che, per vincere, non bastano i voti. Serve una squadra solida, non quella che si è sciolta come neve al sole di fronte alle difficoltà. Servono rapporti consolidati con i corpi intermedi, ma non vuol dire presentarsi come zerbini agli incontri con il presidente di Confindustria.
Serve una politica culturale e la capacità di gestirla, perché ritrovarsi cantanti, attori, registi, produttori sempre schierati sul fronte opposto non aiuta a creare consenso. Ritrovarsi con film e serie tv che raccontano una realtà falsa, che rappresentano il politicamente corretto come il bene assoluto e le radici di un popolo come il male da estirpare, non aiuta a far passare un’idea diversa della società. Rinunciare a rafforzare i propri organi di informazione – cartacei, online, televisivi – è un suicidio politico.

E lamentarsi per brogli elettorali, probabilmente veri, quando si è alla presidenza significa non essere stati neppure in grado di gestire il proprio potere. È il potere che organizza i brogli, se riesce a farlo l’opposizione significa che il presidente ha fallito completamente.
Come ha fallito nell’organizzazione della protesta. In piazza e nell’assalto a Capitol Hill non c’erano folle oceaniche. La carnevalata del Campidoglio non è l’inizio della rivoluzione. Gli stivali sulla scrivania della pessima Pelosi non hanno la carica della cacca dei contadini nei palazzi zaristi. Certo, adesso Biden dovrà ricucire un’America spaccata in due. E lasciar campo libero alle violenze ed alle discriminazioni messe in atto dai sostenitori del politicamente corretto non aiuterà.
Quanto alle destre italiane, non impareranno proprio nulla. Non andranno dal sultano di Arcore (che si è affettato a baciare la pantofola di Biden) a pretendere correttezza di informazione dal Tg5 schierato con il Pd. Continueranno ad ignorare la cultura nelle Regioni che governano, continueranno a penalizzare ogni informazione di area però protestando per la faziosità degli avversari. Non costruiranno squadre di esperti, fuggiranno da chi dimostra competenza. Eviteranno con cura la realizzazione di filmati da mettere in rete anche solo a livello amatoriale (bisogna pur iniziare..), trascureranno la musica.

E poi strilleranno perché i dittatorelli dello Stato Libero di Bananas rinviano il voto, perché limitano le libertà con l’alibi del Covid, perché impoveriscono gli italiani. Tutto vero. Ma strilleranno nell’indifferenza generale. E se il voto, prima o poi, premierà il centrodestra, non faranno nulla per cambiare la situazione. Perché arriveranno impreparati. Come sempre.