L’edilizia e la tassazione della casa rappresentano il nuovo terreno di scontro tra la coalizione di centrodestra e la sinistra. Oddio, in questo caso più che mai non hanno alcun senso le definizioni di destra e sinistra. Lo scontro è tra il partito delle tasse (Pd e 5 poltrone) ed il partito di chi sta sbagliando tutto anche quando fa le scelte giuste (tutti gli altri).
Perché penalizzare l’80% degli italiani, colpevoli di aver risparmiato per acquistare una casa per sé e per i figli, non si vede cosa possa avere a che fare con un’idea di “sinistra”. Sembra, piuttosto, l’ennesima dimostrazione di servilismo nei confronti della tecnocrazia, degli economisti internazionali, degli euro cialtroni. Togliere soldi all’80% degli italiani per regalarli alle ong, ai migranti, ai renitenti alla vanga.
Sul fronte opposto prevale, invece, il servilismo nei confronti dei costruttori e dei vari imprenditori legati all’edilizia. Ci si preoccupa, giustamente, per ciò che potrà accadere nel 2026 in seguito alla riforma del catasto e si ignora, colpevolmente, cosa potrà succedere nei prossimi mesi con il cambiamento delle regole sul superbonus in edilizia.
Il ministro Franco ha, in fondo, lasciato campo libero alla politica. Ha tolto ogni alibi ai partiti. È verissimo: la riforma del catasto crea le possibilità per aumentare le tasse sulle case. Su tutte, prime o seconde abitazioni. Ma “possibilità” non significa “obbligo”. Se i partiti anti stangata imparassero a comunicare, potrebbero spiegare facilmente che votare per i tassatori compulsivi del Pd e dei poltronati significherebbe un massacro economico per ogni famiglia. Ma il centrodestra rifiuta ogni idea di comunicazione.
Quanto al superbonus del 110%, Franco ha spiegato che è molto (troppo) costoso per le casse dello Stato. Si può prorogarlo, ma per un tempo limitato. E si sono subito fatti avanti i tassatori, prospettando una riduzione dal 110 al 75%. Nel silenzio ottuso del centrodestra che non osa fiatare contro le imprese del settore. Perché il bonus al 75% sarebbe una fregatura colossale per i proprietari di case. I prezzi dei lavori sono aumentati anche più del 100%, e non soltanto per l’aumento delle materie prime ma, semplicemente, perché si sono scatenati i furbetti. Se il proprietario non pagava nulla, non si preoccupava per preventivi assurdi, tanto era lo Stato a farsene carico.
Poi, però, i furbetti hanno cominciato a frignare ed a pretendere anche un contributo dei proprietari. In percentuale su lavori dal costo raddoppiato. Dunque, scendendo al 75%, i cittadini non pagherebbero il 25% del costo dell’intervento, ma il 50% del costo reale da affrontare prima del boom dei prezzi. A cui andrebbero aggiunti i costi per le parti non comprese dal superbonus (la parte di tetto che copre balconi e scale esterne, ad esempio). Anche in questo caso costi raddoppiati rispetto agli anni precedenti.
La conseguenza sarà la rinuncia ai lavori, troppo costosi. Provocando il fallimento del progetto di miglioramento energetico e mettendo fine alla ripresa dei furbetti dell’edilizia. Ma, ovviamente, su questi aspetti il centrodestra portavoce di Confindustria, tace.