Giorgio Levi, noto giornalista torinese, ha pubblicato una lettera aperta ai direttori dei quotidiani. Un appello rivolto soprattutto a chi ha campato, male, in questi mesi sparando in prima pagina titoli allarmistici se non terroristici. Un appello rimasto inascoltato dal momento che la Busiarda del pessimo Giannini ha subito piazzato in apertura l’ennesima intervista a Ricciardi che ipotizza gli immancabili disastri se non verrà prorogata la zona rossa. Rinviando, ovviamente, la riapertura delle scuole.
D’altronde è sempre Giannini a sognare vaccini obbligatori e, magari, campi di concentramento per chi non si allinea. Forse il direttore della Busiarda è parente di Scanzi o della nullologa Lucarelli.

Peccato che Levi faccia notare come il terrorismo mediatico non abbia portato fortuna ai giornali che l’hanno cavalcato, trasformandolo nella bandiera della loro disinformazione di regime. Perdita di copie e di lettori. E più ne perdevano, più strillavano ed allarmavano. Perfettamente allineati alla parabola discendente di un governo degli Incapaci che si limitava a prorogare lo stato di emergenza ed i propri superpoteri. Con risultati disastrosi in termine di vittime e di economia. Due capolavori in un colpo solo.
Ma i disinformatori non paiono preoccuparsi. Partecipano a conferenze stampa del lìder minimo come i peggiori cortigiani di fronte all’imperatore. Senza un briciolo di spirito critico, senza alcun riferimento al dato di realtà.
Un giornalismo di questo tipo non serve a nulla. Lo hanno capito i lettori, non lo hanno capito i direttori degli ex grandi quotidiani, non lo hanno capito quei giornalisti che – riuniti in patetici capannelli – si beano della vicinanza al potere e non osano criticare le sciocchezze a raffica sparate dai miracolati incollati alle poltrone.