Otto euro per un panino (non di caviale), 15 euro per un piattino di pesce fritto nello stesso olio utilizzato da ore, 5 euro per un trancio di focaccia surgelata e riscaldata al momento. Il turismo italiano riparte così. O si illude di ripartire così perché manifestazioni gastronomiche di questo genere si scontrano con un dato di realtà che vede la mancanza di turisti. In questo caso non si può neppure trovare la scusa del terrorismo mediatico per il Covid. Non è colpa di Crisantemo Crisanti se i turisti disertano manifestazioni organizzate solo per un assalto al loro portafoglio.
Passano gli anni ma gli operatori del settore pare non abbiano imparato nulla. O non vogliano imparare nulla. Le montagne – che lo scorso anno erano prese d’assalto da turisti in fuga dal mare poiché i guru televisivi raccontavano che il virus si nascondeva nei castelli di sabbia – registrano quest’anno un crollo delle presenze e danno la colpa al maltempo: 35/36 gradi in città non bastano per salire sui monti dove le iniziative per i turisti si limitano agli show dei soliti noti o alle manifestazioni per incassare tanto offrendo poco.
Meno male che il mare è diverso. Ed infatti i prezzi per affittare un ombrellone e due sdraio sono ormai alla pari con una notte in hotel, prima colazione compresa. Tanto la Farnesina scoraggia i viaggi all’estero e non bisogna fare concorrenza alle spiagge del Mar Rosso, della Grecia, della Croazia, della Spagna.
Chi può, chi ha una mentalità imprenditoriale, sopperisce personalmente alle carenze degli amministratori pubblici. Gli hotel promuovo iniziative diverse, rivolte ai propri clienti con la speranza di fidelizzarli. Gli altri se ne fregano della fidelizzazione: tanti, maledetti e subito. Sperando che il Covid non demorda e che anche il prossimo anno gli italiani siano obbligati a fare le vacanze senza superare i confini.