Venghino signori venghino. Tutti impegnati nella gara a chi si lamenta di più. Il settore della ristorazione ipotizza il 50% di annullamenti del Cenone di Capodanno. Il turismo alpino rilancia con un 60/70% di disdette negli hotel per queste vacanze sulla neve. E poi, a seconda degli orientamenti politici, si incolpano le misure idiote del governo ed il terrorismo mediatico oppure si dà la colpa al destino cinico e baro che ha infierito con la nuova variante del Covid.
Tutto vero, certo. Ed è persino comprensibile l’inevitabile richiesta di nuovi aiuti pubblici per i rispettivi settori. Paolo Bianchini e Ferdinando Parisella, rispettivamente presidente e segretario nazionale del Mio Italia (Movimento Imprese Ospitalità), chiedono cassa integrazione in deroga, Iva al 5%, nuovi indennizzi a fondo perduto, reintroduzione del credito d’imposta sugli affitti, prolungamento delle moratorie sui prestiti alle Pmi.
E nuovi ristori chiede anche Marco Bussone, presidente dell’Uncem, a fronte di una situazione che è peggiore rispetto allo scorso anno. Perché – ricorda Bussone – a Natale 2020 la chiusura preventiva aveva evitato scorte ed assunzioni negli hotel e nei ristoranti. Quest’anno, invece, tutto era pronto per un rilancio in grande stile. E invece non fiocca la neve ma fioccano le disdette.
Però non è corretto che, a fianco delle lamentele, manchi completamente l’autocritica. Aver portato, in alcune località, lo Ski Pass giornaliero a 60 euro non è un incentivo al turismo. E pagare quella cifra per sciare sotto la pioggia in quota di ieri, con mascherine, timori, un clima di terrore non è particolarmente invitante. Dunque bisogna versare denaro pubblico per sostenere i responsabili di questi prezzi che spingono i turisti alla fuga? Bisogna regalare denaro a fondo perduto a chi fa pagare uno Ski Pass per 300 km di pista e ne apre la metà per risparmiare? Magari qualche parola anche su questi comportamenti non farebbe male.
Così come non sarebbe male un’analisi approfondita sulla situazione del potere d’acquisto delle famiglie italiane. Visto che quelle straniere sono caldamente invitate a non trascorrere le vacanze in Italia. Il governo può continuare a mentire sull’inflazione, ma i sudditi si accorgono ogni giorno che i prezzi aumentano ed i salari no. Ed allora è davvero possibile che il comparto turistico riesca a garantirsi le presenze del passato, in hotel e nei ristoranti, con prezzi sempre più alti e con potenziali clienti sempre più poveri?
Tutti gli operatori del settore sognano di alzare il livello della clientela, lasciando immutati i servizi ma alzando i prezzi. Per fare selezione. Legittimo, ovviamente. Ma si dimenticano che la clientela con elevato potenziale di spesa è numericamente ridotta. Dunque non può riempire alberghi e ristoranti ovunque. Senza dimenticare che anche ai più ricchi dà fastidio farsi prendere in giro. E 60 euro per sciare poche ore sono indubbiamente una presa in giro. Che non merita ristori e contributi pubblici.
1 commento
Al sud delle misure se ne fregano. In Valle Intelvi il sindaco si e’ permesso di rifiutare una firma di stato sulla convenzione turistica organizzata da settembre perche’ aveva paura delle critiche di opposizione. L’Italia e’ il paese dei fessi