Sua Divinità ha più volte dichiarato, e continua a ribadirlo, che per le vaccinazioni si deve seguire il criterio anagrafico. Prima i più anziani e poi, via via, a scalare sempre per fascia di età. A parte alcune categorie che svolgono un servizio particolare, come il personale medico e paramedico e le forze dell’ordine. Tutto chiaro? In Italia no. Perché nel Paese dei furbetti ogni categoria ha avanzato diritti e pretese.
Sono passati davanti agli anziani i docenti universitari che fanno lezione solo a distanza, forse temono che il virus possa colpirli uscendo dallo schermo. Hanno preteso il vaccino in anticipo gli avvocati, anche se le udienze le seguono sul computer. In alcune Regioni verranno privilegiati i giornalisti, con la speranza che si scatenino in articoli di elogio sperticato nei confronti del rispettivo assessore.
Quando poi si è arrivati alla pagliacciata del vaccino privilegiato al fustigatore di costumi altrui, Andrea Scanzi, la pazienza di tanti è davvero finita.

Già nei giorni scorsi, d’altronde, Umberto Mirizzi, presidente dell’Usarci, aveva scritto al governo sottolineando come gli agenti di commercio svolgessero un’attività che comporta continui incontri personali. Vis à vis, non a distanza come la stragrande maggioranza della didattica. È proprio il tipo di lavoro che richiede il contatto umano, il rapporto diretto, l’abbattimento delle distanze.
Non è un lavoro da svolgere dietro ad uno schermo e con una tastiera per scrivere insulti a mezzo mondo e per vantarsi di essere i migliori. Poi, se uno il coraggio non ce l’ha, non può darselo, come spiegava Manzoni senza bisogno di conoscere Scanzi. E quindi si può comprendere la sua fretta per farsi vaccinare quando molti ultra ottantenni non sanno nemmeno quando toccherà a loro.
Però la paura di qualcuno con le conoscenze “giuste” non può e non deve far dimenticare i diritti di chi, invece, i rischi li corre davvero. Ed allora gli agenti di commercio aspetteranno pazientemente il loro turno se si procederà, imparzialmente, su base anagrafica. Ma non se si continuerà a privilegiare le categorie più uguali delle altre.
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