Dunque… Io non avevo, e ancora non ho alcuna voglia di parlare, in questa sede, del conflitto Russo – Ucraino. Di unirmi al coro dei tifosi delle due parti o, peggio ancora, di appiattirmi sulla vulgata dominante imposta dai media. La geopolitica è una cosa seria. Ed è, come diceva il grande Ernesto Massi, la scienza crudele per eccellenza. Si devono osservare i fenomeni con occhio lucido e mente fredda. L’esatto opposto di ciò che vediamo fare ogni momento, con un’informazione emotiva, sensazionalistica, in gran parte falsificata. Punto. E a capo.
Però sono un vecchio prof puntiglioso, come dicono i miei allievi. Pignolo. E sentire dire un mucchio di bestialità storiche e culturali, anche da persone delle quali avevo stima intellettuale, mi fa venire l’orticaria. E così mi viene l’uzzolo di fare alcune precisazioni storiche. Che, per carità, non significano – lo dico subito – schierarsi per l’una e per l’altra parte. Anche perché in questa guerra i riferimenti storici e culturali sono una mera cortina di fumo. Che serve solo a mascherare le vere ragioni. Da ricercare altrove. E sinceramente, guardando un po’ lontano da Kiev.
Allora, cominciamo. Che cosa è, storicamente, l’Ucraina? Lo dice li stesso nome, che potrebbe venire tradotto con il nostro, di origine medioevale, Marca. Intendendo una Marca, quindi una terra di confine. Perché questo significa Ucraina. E questo è sempre stata.
Una terra di confine soggetta fin da epoca antichissima alle migrazioni, invasioni, dominii di popoli diversi…. Dai Cimmeri agli Sciti, dai Sarmati ai Peceneghi… Senza dimenticare alcune colonie greche di Mileto. E una fase di “protezione” dell’impero di Roma.
Un primo embrione di stato, o meglio di principato inizia solo con la conquista dei Variaghi, ovvero Vikinghi, che daranno vita ad una serie di domini, più o meno indipendenti, su cui primeggia Kiev. Ovvero il principato di Rus’. I Variaghi si slavizzarono rapidamente, e dal 988 d. C. si convertirono alla religione cristiana, per influenza di Costantinopoli.
Le invasioni periodiche di popolazioni turcofone e mongole spinsero, però, molte genti slave a cercare rifugio sicuro più a nord est. Dando così inizio a quella che diverrà la Russia propriamente detta.
Dunque, la Rus’ di Kiev è la matrice della Russia. Fatto storico indiscusso. Dagli storici veri. Non dagli improvvisate slavisti, che pontificano nei talk show.
Da quel momento non è mai esistito uno stato ucraino indipendente. A meno di non considerare tale gli Zaporovsky.. Ovvero le libere fratellanze cosacche. Che però non erano ucraini soltanto. Come non erano russi o tartari o altro. Il cosacco è cosacco. Un uomo libero. E un guerriero di professione. Si pone al servizio di principi e zar. Ma non è un suddito. Nulla a che spartire con i contadini. Ucraini o russi, sempre servi della gleba erano. Provate a confondere un discendente di cosacchi con un ucraino, e vedrete come reagisce.
L’Ucraina è sempre stata, di fatto, divisa in due aree di influenza. Da Kiev verso est, sotto il dominio della Russia. La parte occidentale, con Leopoli, sotto l’egemonia polacco – lituana prima – dominio raccontato nel Taras Bulba di Gogol, che descrive la lotta dei cosacchi contro tale potere polacco. E Gogol era ucraino di madrelingua. Ma scrisse in russo. Poi, su Leopoli, si estese il dominio austriaco. E l’Ucraina rappresentò, appunto, sempre il confine tra gli Zar e gli Imperatori di Asburgo. Questo detto in modo sommario. E solo per chiarire che uno Stato Ucraino è esistito davvero tra il 1918 e il 1919. Come ci racconta Bulgakov ne “La guardia bianca”. E Bulgakov era di Kiev. Ma scrive in russo.
Certo dirà qualcuno. Erano obbligati. Non potevano usare la loro lingua, ma quella dei dominatori russi… Altra colossale…beh lasciamo perdere. L’Ucraino e il Russo sono strettamente imparentati. Lessico e struttura sintattica praticamente uguale. Entrambe derivano, insieme a Bielorusso e Ruteno, dal paleoslavo orientale. Quello dell’epos, de “La marcia del principe Igor”. Poi il russo è diventato lingua letteraria. L’Ucraino si è soprattutto trasfuso in ballate e canti popolari. E tale è rimasto. Nonostante il tentativo romantico di Taras Shevchenko (nulla a che fare col calciatore) a est e Frank ad ovest di renderla indipendente. Operazioni che ai poeti romantici, intrisi di idee patriottiche, piacevano. Anche da noi il Porta, che fu grande poeta, scrisse in dialetto milanese…
E poi, scusatemi. In base alla logica che oggi sento applicare, Callimaco non avrebbe dovuto scrivere in greco, ma nel berbero della sua Cirene. E Seneca, che veniva dalla Spagna, in celtibero. E non in latino… Per non parlare poi degli scrittori Anglo – indiani. O di un grande poeta in lingua francese come Senghor. Che fu presidente del Senegal. E quindi avrebbe dovuto scrivere in bantu o in altra lingua africana….
Basta così. Altrimenti divento troppo pedante e noioso. Comunque, non vi preoccupate. Potete tranquillamente continuare a fare il tifo per chi vi pare… A pensare che il mondo si possa dividere in buoni e cattivi come sulla lavagna delle elementari. A credere a ciò che vi raccontano RAI e Mediaset…. E a vivere felici, sentendovi sempre dalla parte giusta… Però, per favore lasciate stare la storia, la linguistica, l’etnografia. Quelle sono cose serie… Voi limitatevi a Mentana con le sue maratone…