Parlare di Venezuela significa districarsi tra due opposte tifoserie inclini, il più delle volte, alle offese a mezzo social o al reperimento di fonti quantomeno dubbie pur di avallare la propria posizione.
Tra i pochi giornalisti ad ascoltare entrambe le campane resta indubbiamente Jon Lee Anderson che dalle colonne del New Yorker racconta, tramite un lungo reportage, la situazione in un Paese dilaniato dalle contese internazionali.
Oltre a far emergere un quadro del leader delle opposizioni, Anderson testimonia come il chavismo sia ancora forte nei quartieri popolari dove la gente si dice pronta a combattere in caso di invasione armata yankee. Ed è proprio sul versante internazionale che Nicolas Maduro sta ottenendo i maggiori successi dopo il golpe flop dello scorso 30 aprile da parte del filo statunitense Juan Guaidò. Con l’amministrazione di Washington delusa dall’esito del colpo di stato, più abortito che fallito, ora impegnata sul versante mediorientale a scontrarsi con l’Iran, l’entourage del giovane autoproclamatosi presidente della nazione sudamericana il 23 gennaio sta incassando una serie di sconfitte.
In seno all’Osa (Organizzazione degli Stati Americani) la presenza di una sua delegazione, al posto di quella madurista ritiratasi dall’aprile 2017, ha comportato il rifiuto al riconoscimento della stessa da parte del Messico e il ritiro della propria delegazione da parte dell’Uruguay. Ancora più importante risulta la retromarcia effettuata dalla Germania che ha riallacciato i rapporti con lo Stato sudamericano disconoscendo Guaidó e normalizzando i rapporti diplomatici con Caracas che ha, a sua volta, autorizzato il rientro dell’ambasciatore Daniel M. Kriener sul proprio territorio.
Il tour nel Vecchio continente del ministro degli Esteri Jorge Arreaza ha dato segnali di distensione anche in Spagna tramite l’incontro con il suo omologo Josep Borrell e a Roma dove si è svolto l’incontro con il nuovo Direttore Generale della Fao Qu Dongyu.
Proprio mentre gli Usa allentano la pressione sul governo bolivariano, Cina e Russia intensificano gli sforzi e gli aiuti quasi dividendosi i settori. Se, infatti, non risulta più un mistero l’appoggio sul versante militare della potenza euro-asiatica, è con la Cina che Nicolas Maduro e la sua vice Delcy Rodríguez hanno intensificato i rapporti al fine di ottenere attrezzature sanitarie, autobus e componenti tecnologici.
Quanto ai rapporti con la coalizione antichavista le prove embrionali di dialogo fra le due parti ad Oslo hanno concluso la prima fase con un’apparente stasi che, però, rientra perfettamente nei piani dell’inquilino di palazzo Miraflores. D’altronde la normalizzazione dei focolai interni ha finito per spegnere l’entusiasmo dei principali oppositori che già da due mesi hanno abbandonato del tutto le piazze. Una situazione già vista nel corso delle violente manifestazioni del 2017 e che, a quanto pare, Maduro sa gestire meglio di quanto il resto del mondo immagini.