Chi fu in realtà l’Imperatore Nerone? Un pazzo megalomane come le fonti storiche suggeriscono o un benevolo uomo politico, luce del popolo e desideroso di combattere il corrotto sistema aristocratico romano? Conosciamo più da vicino uno degli imperatori più amati ed odiati in assoluto.
Ai giorni nostri sono solo arrivate supposizioni ed ipotesi, alcune più dubbiose, altre quasi certe. Ciò che rimane è la leggenda dell’Imperatore Nerone, ancora ricordato, forse ingiustamente, come un incendiario, crudele e perverso personaggio. Uno dei simboli eterni più riconosciuti della follia imperiale. In questo articolo trovi alcune curiosità su di lui.

Gli intrighi familiari dell’imperatore Nerone
Lucio Domizio Enobarbo era discendente del mitico Augusto, figura eterna della potenza romana. Nacque nel 37 d.C., figlio del console Gneo Domizio Enobarbo. Alla prematura età di 17 anni ascese al trono imperiale e governò per 14 anni, dal 54 al 68 d.C. La sua ascesa al trono fu orchestrata a regola d’arte dalla madre Agrippina, donna astuta, tessitrice di congiure e scalatrice sociale. Agrippina sposò lo zio ed ex-imperatore Claudio con lo scopo di sorpassare Britannico (figlio di Claudio) e avanzare Nerone a legittimo successore. Cosa che avvenne, ma solamente dopo una premeditata congiura nei confronti di Claudio che morì avvelenato. La madre di Nerone richiamò poi dall’esilio il filosofo Seneca per affiancarlo come tutore del giovane figlio e assoggettarlo al proprio volere. I primi 5 anni di regno del neo imperatore furono di fatto dominati da Agrippina.
La fame di potere della donna era cosi forte che alcune voci suggeriscono sia arrivata a tentare di sedurre il figlio per aggraziarselo e governare al suo fianco. Grazie ad una macchinazione di Agrippina il giovane Nerone sposò Ottavia, figlia di Claudio. Nel 62 Nerone perse però la testa per una schiava di nome Poppea che decise infine di sposare. Per fare questo, però, dovette dapprima esiliare (sotto false accuse) e, in un secondo momento, assassinare l’ex moglie Ottavia. Il matrimonio con Poppea durò appena 3 anni e nel 65 d.C. la regina morì per problemi legati alla gravidanza. La morte dell’amata consorte colpì duramente Nerone e alcuni sintomi da pazzia si scatenarono in lui: decise di evirare uno schiavo di nome Sporo, con tutta probabilità con tratti fisici simili a Poppea, e di replicare le fattezze della defunta moglie in lui.
Regno e Politica
Il regno dell’imperatore Nerone viene ricordato come uno dei più oscuri mai avuti da Roma. Tirando le somme, fece uccidere tutti coloro che gli stavano affianco; la madre Agrippina, sotto consiglio di Seneca. Lo stesso Seneca subì la stessa sorte qualche anno dopo per l’eccessiva vicinanza al senato. Destino simile per il fratellastro Britannico, finito avvelenato in modo da evitare future pretese al trono o rivolte. E infine, anche la moglie Ottavia.
Su una cosa però molteplici fonti storiche convergono: Nerone era amato dal popolo. Dunque, fu davvero un mostro? Il ritratto di Nerone non potrebbe essere condito di esagerate nefandezze e inesattezze per screditarlo in quanto nemico giurato del senato romano? Esiste un enorme possibilità che il Senato romano attuò un piano ben congegnato per creare l’immagine di un mostro. Inscenando e scrivendo falsità sul suo conto, probabilmente perché le sue politiche furono per la maggior parte scomode ai ricchi. Gli scritti antichi di Tacito, Plutonio e Svetonio lo descrivono come un incendiario e folle assassino, mostrando al mondo solo la parte peggiore di Nerone. Addirittura, i nascenti gruppi Cristiani del tempo vedevano in lui il demonio, l’anticristo in persona.
La crepa fatale tra Senato e Imperatore avvenne nel 58 d.C., quando Nerone propose al Senato una riforma tributaria che prevedeva l’abolizione delle tasse sulle merci indirette. Tutti i sentori bocciarono la proposta di legge. Ferito e umiliato, accentrò così tutto il potere legislativo nelle sue mani e impose una forte politica autocratica. Tra le principali riforme, Nerone abbassò le tasse alla classi sociali più povere, lottò incessantemente contro le pretese dell’aristocrazia, creò un politica monetaria efficace e ricercò per tutta la durata del regno uno spirito pacifico ed ellenistico, con la cultura come unica protagonista. Riguardo la politica monetaria, Nerone produsse monete più leggere e con una minore quantità di argento con la conseguente svalutazione del denaro, favorendo così la plebe.

Damnatio memoriae
Dopo la sua morte il Senato romano mise in atto il procedimento di Damnatio memoriae con il quale veniva imposta la cancellazione immediata di tutte le leggi e tutte le azioni protratte da Nerone. Il ricordo dell’Imperatore, tuttavia, non venne mai effettivamente dimenticato. Tributi (specialmente esteri e popolari) continuarono incessanti. Alcuni gruppi plebei ne invocarono a gran voce il ritorno o la reincarnazione nella speranza di combattere definitivamente la subdola aristocrazia.
L’incendio di roma
Il 14 Luglio del 64 d.C. un incendio di portata gigantesca infiammò ininterrottamente Roma per 6 giorni. La capitale ne uscì devastata, un terzo della città fu completamente distrutta. Nerone non si trovava nella dimora romana, ma appena venuto a conoscenza della notizia tornò in fretta e furia a Roma per aiutare in prima persona la popolazione. Aprì cosi le porte sicure della propria villa e fornì aiuti alimentari ai rifugiati attingendo dalle corpose dispense dell’aristocrazia romana.

L’immaginario comune immagina l’imperatore come colpevole della strage. Altri invece, tra cui lo stesso Nerone, incolparono i cristiani. Dopo l’incendio, infatti, Nerone crocifisse Paolo di Tarso (poi divenuto San Paolo) e decapitò il discepolo Pietro (San Pietro). Va però ricordato che la Roma dei primi anni dopo l’avvenuta di Cristo era quasi interamente costruita in legno e gli incedi erano all’ordine del giorno. Perciò chi sia stato il reale colpevole è impossibile da accertare.
Dopo l’infausto evento e il cessare delle fiamme, la città cadeva a pezzi, molti temevano sarebbe stata la fine di Roma ma Nerone non si diede per vinto e ne progettò la ricostruzione. Per un opera di tale portata si sarebbe reso necessario l’uso di una quantità enorme di denaro. Oltre al denaro pubblico gli uomini dell’Imperatore, al comando di Tigellino (uomo crudele e senza scrupoli, prefetto di Nerone), depredarono tutti i templi romani d’oro e ricchezze oltre ai patrimoni personali dell’aristocrazia. Nerone approfittò ulteriormente della situazione utilizzando gran parte dei sesterzi e beni confiscati per realizzare il suo sogno: erigere la più grande costruzione che il mondo avesse mai visto, la Domus Aurea.
La Domus Aurea
Nerone eresse la Domus Aurea, un complesso gigantesco di edifici, palazzi, boschi, templi e colonnati con al centro un lago grande quasi quanto un mare. Il tutto ornato d’oro massiccio e madreperla. Nacque la nuova dimora dell’Imperatore e sede della burocrazia romana. All’interno di essa furono anche creati spazi per il divertimento della popolazione di ogni strato sociale.

Ultimi anni di regno dell’Imperatore Nerone
Negli ultimi anni di regno le congiure contro l’Imperatore Nerone iniziarono ad aumentare vertiginosamente. La prima, comandata da Pisone, fu scoperta, e il senatore e gli altri partecipanti vennero uccisi. La seconda, quella fatale, partì dalla dal generale legionario Galba, da anni in Spagna per ordine di Nerone stesso. Galba fu condannato a morte ma rifiutò la sentenza e radunò le truppe pretoriane a lui fedeli per marciare su Roma e sconfiggere Nerone. Senza più il prezioso supporto delle legioni, del senato e dei governatori delle provincie, Nerone venne dichiarato nemico pubblico. In un disperato tentativo si fuga si rifugiò in una villa fuori Roma dove, sconfitto e accerchiato, si fece uccidere da un suo liberto all’età di 30 anni.

L’imperatore Nerone amava alla follia arte, cultura, recitazione, poesia e il canto, tant’è che intratteneva spesso le folle romane (specialmente nella teatrale Neapolis) con i suoi spettacoli. Adorava ricevere attenzioni, adulazioni e ovazioni dal popolo. Le sue ultime parole furono la prova schiacciante della bramosia artistica dell’imperatore: “Quale artista muore con me!”. Odiava la guerra e partecipò ad una sola spedizione bellica in Armenia e mosse l’esercito solo quando strettamente necessario; perseguì, senza nemmeno troppi sforzi, la conquista della Britannia e spedì Vespasiano e le sue legioni a sedare alcune rivolte nazionaliste in Giudea. Per il resto minimizzò gli spettacoli dei gladiatori al Colosseo e anzi finanziò nuovi giochi (i Neronia) della durata di 100 giorni con arte, musica e ginnastica al centro di tutto.
Successione
Diagnosticato come megalomane e fautore di autodivinizzazione, a parer di alcune fonti, Nerone veniva spesso colpito da attacchi maniacali e deliri. Tutto ciò deriverebbe dal ruolo del sovrano, possessore di immensi e incontrollabili poteri. Il manifestarsi di tale condizione (follia imperiale) è infatti riscontrabile in numerosissimi altri re e imperatori nel corso della storia, tra cui Tiberio e Caligola, facenti parte al pari di Nerone della dinastia Giulio-Claudia, che dominò su Roma dal 14 al 68 d.C. La morte di Nerone sancì la fine della dinastia Giulio-Claudia e spezzò il meccanismo di successione basato sull’ereditarietà. Si innescò una cruenta e sanguinaria guerra civile tra Glabo, Otone (erede designato da Nerone), il generale Vitiello e Vespasiano. Le truppe di quest’ultimo riuscirono ad avere la meglio dando cosi inizio alla dinastia Flavia.
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