L’Asia impazzisce per i termovalorizzatori. Un business che, nel solo Sud Est asiatico, vale 3,3 miliardi di dollari ma che in 5 anni salirà a oltre 6 miliardi. Trainato dall’attivismo nipponico. Il Giappone dispone già di un migliaio di impianti per lo smaltimento dei rifiuti e la Mitsubishi Heavy – spiega Agcnews – continua a sviluppare nuove tecnologie che renderanno gli impianti sempre più accattivanti per i Paesi del Continente e non solo.
In particolare Mitsubishi metterà in commercio già quest’anno nuove apparecchiature per separare “in modo produttivo” i rifiuti biodegradabili dalla plastica e da altri rifiuti. Inoltre vengono combinati i termovalorizzatori con impianti per la cattura e lo stoccaggio della CO2 da utilizzare successivamente nelle produzioni chimiche.
Ma 6 termovalorizzatori stanno per essere completati in Malesia ed un altro mega impianto è in fase di realizzazione in Thailandia. Molto più avanti è Singapore ma l’interesse cresce in tutta l’area. Anche perché, nell’Asia sudorientale, la maggior parte dei rifiuti viene smaltita in discariche a cielo aperto, con inevitabili conseguenze in termini di inquinamento dell’aria e delle falde acquifere.
Anche a livello mondiale si stima che il 60% dei rifiuti finisca in discariche interrate o a cielo aperto. Dunque i termovalorizzatori vengono considerati la soluzione migliore, soprattutto se collegati ad impianti per la produzione di energia.