Mentre monsu Bergoglio si prostra davanti ai Rom, ovviamente dimenticando tutte le vittime degli stessi Rom, in Burkina Faso proseguono le uccisioni di cristiani per mano di terroristi islamisti. Nel silenzio, colpevole, del Vaticano e del suo massimo rappresentante.
Eppure il Burkina è uno dei Paesi più poveri del mondo, dove il volontariato italiano (quello vero, non quello dei cooperanti a libro paga dei contribuenti) era particolarmente impegnato, sia laico sia soprattutto religioso. Italiano, francese, belga.
Le missioni cattoliche non discriminavano tra disperati islamici, animisti o cristiani. L’acqua dei pozzi scavati dai volontari e dai missionari dissetava tutti, il cibo veniva distribuito a prescindere dalla confessione religiosa, la formazione scolastica era assicurata senza differenze.
Questo improvviso radicalismo islamista lascia, però, qualche dubbio. Perché si è sviluppato in contemporanea con l’incremento della presenza cinese nel Paese africano. I commerci sono stati progressivamente controllati da società che fanno capo ad imprenditori asiatici. Che non hanno dovuto fronteggiare una inesistente concorrenza italiana in questo settore. Ed anche la Francia (il Burkina era una colonia francese quando si chiamava Alto Volta) ha sempre trascurato il Paese poiché troppo povero per rappresentare un investimento interessante. I mercanti di Pechino hanno penalizzato l’economia locale, ma non hanno trovato ostacoli europei.
Dunque l’improvvisa escalation islamista in un Paese fuori dagli scontri commerciali, dalle tensioni religiose e da problemi etnici, appare strana. Come se i terroristi venissero utilizzati per altri scopi. Penalizzare l’espansione cinese e favorire altri interessi che non sono certo europei? O cacciare i missionari e volontari europei che aiutano le popolazioni locali a sopravvivere nonostante il mercatismo di Pechino che impoverisce i piccoli produttori burkinabè?
Difficile che la Cina, nonostante l’abituale pragmatismo ed enormi dosi di cinismo, voglia favorire un rafforzamento del terrorismo che crea problemi anche al proprio interno. Soprattutto perché Pechino ha la forza sia per schiacciare una eventuale concorrenza europea sia per ignorarla completamente dal momento che rappresenta poco più del fastidio di una mosca per un elefante.
I giochi sono aperti, le ipotesi pure. L’unica certezza è il disinteresse di monsu Bergoglio in arte Papa.
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