La guerra non è un gioco. Ma se non ci fossero montagne di morti, ci sarebbe da ridere sulla disinformazione messa in atto dai chierici italiani. All’inizio del nuovo anno, dunque solo pochi giorni orsono, la lacrimosa esperta del Tg5 aveva spiegato – con l’immediata conferma dei colleghi Rai – che i russi avevano ormai esaurito i missili e che, di conseguenza, avrebbero potuto sferrare solo altri due attacchi. Ma al Cremlino non erano collegati con il servizio della triste giornalista Mediaset ed hanno continuato a lanciare missili. Come se li avessero davvero.. “così colui, del colpo non accorto, | andava combattendo ed era morto”..
“Lacrima”, però, non si è data per vinta. Quando si ha una tesi vincente bisogna insistere. E ha ribadito che era evidente la carenza di munizioni da parte dei russi poiché l’intensità dei bombardamenti si era drasticamente ridotta. E questa volta al Cremlino devono essersi accorti delle accurate analisi della giornalista berlusconica. Così su un canale russo è stato spiegato che prima, “per colpire una roccaforte, erano impiegati circa 800 proiettili di diverso calibro”, ma ora sono arrivati i nuovi droni, migliorati sensibilmente, e dunque servono molti meno proiettili.
Forse quelli utilizzati per la battaglia di Soledar dove, nonostante il tifo dei media italiani, i russi stanno completando l’occupazione di ciò che resta della città. Ed allora Lacrima è costretta a mettere in dubbio le dichiarazioni russe, ma anche le immagini. Per passare poi ad annunciare che i continui cambi ai vertici delle forze armate di Mosca indicano la crisi di Putin e la imminente sostituzione con uno dei militari. Insomma, non si può ammettere che la famosa controffensiva ucraina che avrebbe riportato anche la Crimea sotto il controllo di Zelensky, per il momento è impantanata mentre, al contrario, i russi sono tornati ad avanzare.
Quanto ai missili russi ormai terminati da più di una settimana, continuano ad essere lanciati. Tanto provvederà il Ministero della Verità a cancellare il ricordo delle informazioni un po’ avventate. Perché se sul terreno del Donbass muoiono decine di migliaia di persone, in Italia muore ogni giorno il giornalismo.